Fluminimaggiore, 3 Maggio 2024
AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto
e p.c.
AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi
Oggetto: Ordine Pubblico, si tutelano i manifestanti facinorosi a scapito delle garanzie per gli Operatori di Polizia.
Il mantenimento dell’ordine pubblico è un compito cruciale per chi è incaricato della sicurezza dei cittadini.
Non sono in gioco soltanto le libertà e le proprietà personali, ma anche i diritti di partecipazione politica e quindi l’essenza stessa della democrazia.
In tempi di estrema conflittualità, quali quelli attuali, le aggressioni subite dalle Forze dell’Ordine rappresentano l’ultimo anello di una catena di inadeguatezze, impotenza, incapacità di risolvere problemi economici e sociali.
L’estremizzazione di alcune manifestazioni svoltesi negli ultimi mesi, raccomandano di non sottovalutare i segnali di disagio economico e sociale di larghi strati di popolazione, i problemi occupazionali legati alla chiusura e alla delocalizzazione di fabbriche, il malessere di precari, disoccupati e giovani, la pressione dell’immigrazione.
Basta una scintilla a far esplodere la scontentezza e convertire il malessere in violenza.
Il diritto di esprimersi e manifestare è sacrosanto, ma è sempre più difficile isolare i manifestanti pacifici dai violenti, così come evitare il ricorso ad una rigidezza preventiva quando è chiaro che le ragioni della protesta saranno oscurate dalle violenze.
È sempre più complicato per le forze dell’ordine scegliere tra due stili di protest policing. Uno caratterizzato da rigidità e ricorso alla repressione, l’altro da maggiore tolleranza e flessibilità.
Formare, addestrare, equipaggiare le Donne e gli Uomini delle Forze dell’ordine, prepararli al confronto con professionisti del disordine e dell’eversione, giovani, allenati all’uso di strumenti moderni e tecnologie, è indispensabile e indifferibile, proprio perché a essi è affidata la tutela dei cittadini, le garanzie e i diritti democratici e la salvaguardia di tutti gli Operatori impegnati nella difesa delle istituzioni.
Le Forze di polizia sono soggette ad aggressioni organizzate.
Di fronte alle sempre più frequenti degenerazioni delle manifestazioni di protesta, che turbano l’ordine e la sicurezza pubblica con azioni di vera e propria guerriglia urbana, emerge che il rapporto di forza tra i cosiddetti “antagonisti violenti” (equipaggiati con protezioni al corpo ed al capo a mezzo di caschi da motociclista, maschere antigas, armati con bastoni, spranghe, bombe molotov, fionde, fumogeni, grossi petardi, bombe carta arricchite con schegge metalliche e tondini, ecc.) e le Forze dell’Ordine, sta mutando decisamente a sfavore di queste ultime.
Vanno individuate misure e stanziate risorse per superare le criticità che affliggono i Reparti dell’Arma dei Carabinieri che, con gli attuali organici, in costante diminuzione da anni per i tagli alla sicurezza e con un ridotto equipaggiamento a disposizione, sono al limite delle loro prestazioni.
A dimostrazione di ciò, l’elevato incremento del numero di Operatori feriti più o meno gravemente.
La soluzione è potenziare le Forze di Polizia, incaricate della difesa dei cittadini e della salvaguardia delle istituzioni, attraverso maggiori dotazioni, attrezzature, strumenti, preparazione specialistica, che riaffermino l’urgenza inderogabile di investimenti nella sicurezza.
Le situazioni di crisi subite dai Reparti “antisommossa” dovrebbero imporre la modernizzazione dei Reparti preposti al mantenimento dell’Ordine Pubblico, creando vere e proprie task force “antisommossa”, sul modello delle unità sperimentate con successo in altri paesi europei, con una maggiore forza organica a disposizione, tale da poter essere utilizzata in modo proporzionale alla gravità e alle violenze messe in atto dai professionisti del disordine contro gli Operatori di polizia e le Istituzioni democratiche.
Ciò costituirebbe un indispensabile deterrente nei confronti dei facinorosi che cercano lo scontro fisico approfittando, nel corpo a corpo, del vantaggio numerico e, nella distanza, della capacità di poter colpire le Forze di Polizia con ogni tipo di corpo contundente.
Nei vari teatri della contestazione, così come nelle manifestazioni di piazza ormai si impongono soggetti che mostrano di possedere strumenti, tecniche, modalità, tattiche di guerriglia basate su “parole d’ordine” diffuse tramite il web, i social network o attraverso la rete satellitare dei telefoni mobili.
Il contrasto di questi promotori non può più affidarsi alle sole cariche di alleggerimento ed all’uso dei lacrimogeni, sparati con i lanciagranate da 40 mm, che vengono puntualmente rilanciati contro gli agenti come boomerang, tanto che proprio le Forze dell’Ordine finiscono per subirne gli effetti.
Le condizioni di pericolo, la consapevolezza di non poter controllare gli eventi connessa alla scarsità dei mezzi e delle forze impiegate nelle manifestazioni, sono fattori stressanti che negli scontri e nelle azioni di dispersione della folla violenta possono generare in alcuni operatori delle Forze dell’Ordine comportamenti che oltrepassano i confini dell’etica professionale rispetto alla funzione istituzionale, per reazione alle violenze subite.
Gli studi condotti sullo stress da ordine pubblico dimostrano che quanto meno un evento è controllabile tanto più verrà vissuto come logorante nelle reazioni emotivo-comportamentali.
Al fine di ridurre il senso di isolamento che può indurre atteggiamenti, azioni devianti e abusi, vanno create le condizioni, attraverso strumenti tecnologici e normativi, nelle quali l’agente impiegato in ordine pubblico si senta realmente tutelato in un contesto di legalità, con la standardizzazione di protocolli di comportamento, di codici di condotta in grado di guidare l’operatore di polizia, fissando delle chiare ed inequivocabili regole d’ingaggio.
Di fronte all’onda d’urto dei manifestanti e alle armi generalmente utilizzate dai facinorosi, gli strumenti di difesa, a cominciare dagli sfollagente di gomma, si rivelano inadatti a sortire effetti deterrenti e inadeguati a proteggere il personale dai colpi di bastone o di spranga.
Necessitano strumenti di difesa che consentano di fronteggiare molte situazioni di ordine pubblico, limitando il contatto fisico tra polizia e dimostranti.
Abbiamo bisogno di strumenti di difesa passiva, con uniformi ed accessori paracolpi adeguatamente strutturati per la protezione degli operatori e per la sicurezza dei servizi.
Fondine interne per la custodia della pistola che garantirebbero maggiore sicurezza all’Operatore e preservarlo da tentativi di sottrazione dell’arma.
Vanno sviluppate tecnologie che, nelle fasi più concitate, siano in grado di garantire continuità e qualità delle comunicazioni radio, oggi affidate a vecchie radio portatili, ingombranti, pesanti e di ostacolo alla mobilità di chi deve intervenire nei momenti di scontro.
Estremamente apprezzato l’utilizzo di microtelecamere, per documentare interventi di ordine pubblico o altre azioni operative particolarmente sensibili ed a rischio, al fine sia di documentare i fatti con obiettività, evitando riprese parziali o mistificatorie, sia di predisporre prove inconfutabili per l’Autorità Giudiziaria, a tutela degli operatori della sicurezza, a garanzia di chi manifesta, a difesa della verità, spesso faziosamente alterata per l’eccesso di mediatizzazione degli eventi, della loro spettacolarizzazione, che spesso, in questi anni, ha scelto arbitrariamente tra buoni e cattivi, condannando le forze dell’ordine a stereotipi superati nella realtà.
Preg.mo sig. Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, il SIC-Sindacato Indipendente Carabinieri chiede il suo autorevole intervento presso le Autotità Governative perché vangano:
– emanate precise ed inequivocabili regole d’ingaggio per gli Operatori di polizia chiamati a fronteggiare le rivolte di piazza;
– stanziati i fondi necessari per il potenziamento degli organici delle Forze dell’Ordine;
– organizzato, con cadenza periodica, i corsi di riqualificazione di tutto il personale che debba intervenire nei servizi di ordine pubblico.
Colgo l’occasione per formulare un deferente saluto.
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