Esigue risorse finanziarie per le Donne e gli Uomini in divisa…la Sicurezza del Paese può attendere! L’Amministrazione risponde al SIC

Lo scorso 3 Ottobre, il SIC aveva scritto al Ministro della Difesa e al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri (vedi la nota) evidenziando il perdurare dello stato di disagio economico in cui versa il Comparto Sicurezza e Difesa a cause delle carenze di fondi che rivalutino meritoriamente il lavoro delle Donne e degli Uomini in divisa.
Un lavoro con una remunerazione ai limiti della sopravvivenza.

La nostra nota giungeva alle Autorità poiché settimane prima della conferenza stampa in cui la Premier On. Giorgia Meloni ha annunciato importanti stanziamenti aggiuntivi per il rinnovo del contratto di lavoro riguardante le Forze dell’Ordine.

L’incremento dei fondi destinato al Comparto Difesa e Sicurezza è particolarmente apprezzato dal SIC.
Analogo apprezzamento rivolgiamo alla nostra Amministrazione per la risposta che ha voluto inviarci e che rendiamo qui disponibile.

LEGGI IL DOCUMENTO

Corso di specializzazione per “Addetto al Comando CC Tutela Agroalimentare”, a sette mesi dal termine ancora nessuna assegnazione per i Colleghi

Fluminimaggiore, 25 novembre 2023

AL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
ROMA

OGGETTO: Benessere ed Interpellanza.

AL solo scopo di migliorare Le condizioni di benessere e Lavorative dei nostri iscritti e di tutti i Colleghi, con spirito costruttivo, il SIC segnala La seguente criticità che troverà una rapida risoluzione grazie al Suo intervento.
In data 28/12/2022, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con riferimento n. 295/5-1 Add. e Reg. di protocollo, ha indetto il corso di specializzazione per “Addetto al Comando CC Tutela Agroalimentare”, rivolto a 119 militari appartenenti ai ruoli Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Carabinieri, ivi compresi I Carabinieri Forestali.
Il 09/03/2023 ha avuto inizio il corso che si è concluso con la specializzazione dei frequentatori, da destinare ai Reparti Carabinieri Agroalimentari già esistenti e agli istituendi nuclei di Bergamo, Bari, Verona, Oristano, Firenze, Avezzano e Reggio Calabria.
La predetta interpellanza, indetta per il potenziamento del Reparto di Specialità, come previsto dalla legge di bilancio dell’anno 2023, è stata fortemente voluta dal Ministro del M.A.S.A.F.
Il 27/04/2023, i Militari partecipanti al corso di specializzazione hanno terminato l’iter formativo e hanno fatto rientro nelle sedi di servizio di provenienza, in attesa dell’attivazione in tempi ristretti, degli istituendi Nuclei per il loro definitivo trasferimento per l’impiego nella specializzazione conseguita.
In data 12/06/2023, il Comando Generale Arma ha determinato il trasferimento dei Militari specializzati:
– con data certa nelle sedi preesistenti;
– “ad avvenuta attivazione” negli istituendi nuclei.
La succitata Legge di Bilancio 2023, art. 1 commi 666-667, prevede il potenziamento dei Reparti della specialità agroalimentare a decorrere dal mese di settembre 2023.
Alla data odierna, i Reparti di nuova istituzione risultano logisticamente
approntati.
A sette mesi dalla fine del corso di formazione, i 77 Carabinieri del ruolo normale e quelli della forestale, destinati agli istituendi nuclei, continuano a prestare servizio nei Reparti di origine e, paradossalmente, non hanno ricevuto alcuna informazione in merito al periodo in cui dovranno effettuare il trasferimento definitivo negli istituendi Nuclei, con l’insorgenza di problematiche che investono i Militari e le loro famiglie e specificatamente:
le iscrizioni scolastiche dei propri figli;
– le locazioni di immobili presso le località di nuova destinazione;
– l’organizzazione logistica correlata alla movimentazione del proprio nucleo
familiare presso i luoghi di destinazione.
Problematiche che hanno determinato notevole aggravio economico ed una forte insoddisfazione e demotivazione professionale.
Pertanto, nell’esclusivo interesse di tutelare il “benessere del personale” e le loro legittime aspirazioni, si chiedono notizie nel merito e segnatamente, sul ritardo nell’attivazione dei Nuclei di Bergamo, Bari, Verona, Oristano, Firenze, Avezzano e Reggio Calabria.
Colgo l’occasione per rivolgerLe un deferente saluto.

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Equipaggiamenti di protezione e di contrasto per i servizi di Ordine Pubblico. Il SIC scrive al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

Il SIC ha scritto al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri per sottoporre una serie di riflessioni tecniche, largamente condivise dagli operatori del settore, inerenti il miglioramento dell’efficienza operativa e l’innalzamento degli standard di sicurezza in materia di servizi di Ordine Pubblico.

Siamo certi che l’Amministrazione valuterà con la massima attenzione le proposte del SIC, formulate con spirito come sempre costruttivo e volte al miglioramento delle condizioni lavorative e dell’efficienza dei nostri iscritti e dei Colleghi tutti.

Benessere e sicurezza degli Operatori delle Squadre SIO e di O.P.. Difformità nell’attuazione delle disposizioni impartite

Fluminimaggiore  26  Ottobre 2023.

 

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
SM- Ufficio Relazioni Sindacali e Rappresentanza Militare

 

OGGETTO: Benessere e sicurezza degli Operatori delle Squadre SIO e di O.P.. Difformità  nell’attuazione delle disposizioni impartite

Al solo scopo di fornire una fattiva e leale collaborazione, tesa a migliorare la sicurezza ed il benessere dei propri Associati, si rappresentano le seguenti criticità segnalate dai nostri iscritti.
Il mantenimento dell’ordine pubblico non è soltanto un compito cruciale per chi è incaricato della sicurezza dei cittadini.

Alcune manifestazioni svoltesi negli ultimi mesi, raccomandano di non sottovalutare i segnali di disagio economico e sociale di larghi strati di popolazione, i problemi occupazionali legati alla chiusura e alla delocalizzazione di fabbriche, il malessere di precari, disoccupati e giovani, la pressione dell’immigrazione, che non possono essere considerati alla stregua di fenomeni fisiologici, frutto naturale della contingenza.
La storia e anche la cronaca ci ammoniscono che basta una scintilla a far esplodere la scontentezza e convertire il malessere in violenza.

La professionalità e la preparazione non si improvvisano ed è per questo che la formazione degli Operatori è essenziale per gestire nel modo migliore un evento pubblico sia dal punto di vista psicologico che da quello operativo.

Questa attività formativa è l’addestramento alle tecniche operative, che tiene conto della particolare realtà dei Reparti ovvero quella di operare in unità organiche denominate “Squadre di O.P.”  composte da 9 Operatori e da 1 Caposquadra e dotati di specifico equipaggiamento ed armamento individuale.

Gli Operatori sono sottoposti ad uno specifico addestramento che li pone in condizioni fisiche e psicologiche adeguate per sostenere situazioni a diretto contatto con i manifestanti.
Le loro particolari caratteristiche li candidano ad essere in prima linea anche nelle grandi emergenze.
La versatilità, la velocità di impiego e le capacità professionali dei singoli membri rendono la Squadra di O.P. la soluzione strategica più efficace e performante per contenere e contrastare qualsiasi manifestazione antisociale che  possa destabilizzare l’ordine e la sicurezza pubblica.

Questa APCSM è in possesso della nota n. 268/10 di prot.  2021 datata 25 ottobre 2022 della 1^ Brigata Mobile Carabinieri.
Nella nota vengono indicate  le peculiarità dell’addestramento formativo del personale dipendente della linea Mobile e, nel contempo, vengono sensibilizzati i Comandanti dei Reggimenti e dei Battaglioni sul corretto impiego  delle Squadre SIO e Squadre di O.P. per l’assolvimento dei loro compiti.

Nella missiva viene  ribadita l’importanza strategica di non frazionare  le Squadre impiegate nell’ordine pubblico perché la parcellazione vanifica la ratio di entrambi i dispositivi che sono stati concepiti per operare in amalgama, in cui gli elementi eterogenei si fondano in un’unica entità e funzione d’insieme.

Nella Capitale si rilevano delle difformità  nell’attuazione delle disposizioni impartite nella nota di cui sopra.
Due Operatori delle Squadre di O.P., nell’espletamento del servizio di ordine pubblico, sono costretti a permanere all’interno del veicolo militare per effettuare la vigilanza sulle pistole mitragliatrici assegnate temporaneamente.

Le pistole mitragliatrici, peraltro, non fanno parte dell’armamento previsto per lo svolgimento del servizio di ordine pubblico da parte delle stesse Squadre di O.P.
Le due pistole mitragliatrici alterano la funzionalità del dispositivo che registra una contrazione numerica degli Operatori da impiegare nell’emergenza.

I due Operatori costretti a rimanere  all’interno del veicolo militare ove custodiscono le armi lunghe non possono fornire il necessario supporto ai restanti membri della Squadra in situazioni di piena operatività.
È  superfluo affermare che in situazioni di emergenza i numeri fanno la differenza, determinando l’esito stesso dell’intervento.

Conoscendo la sensibilità e l’attenzione sulle problematiche afferenti la sicurezza e l’incolumità del personale che da sempre contraddistingue l’operato della nostra  Amministrazione, attendiamo fiduciosi un positivo riscontro nella risoluzione delle criticità segnalate.

L’occasione mi consente di rivolgere un ossequioso saluto.

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Benessere del Personale e sicurezza nei luoghi di lavoro. Specializzazione di Armaiolo ad incarico esclusivo

Fluminimaggiore, 22 ottobre 20223

 

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Ufficio Relazioni Sindacali e Rappresentanza Militare

OGGETTO: Benessere del Personale e sicurezza nei luoghi di lavoro. Specializzazione di Armaiolo ad incarico esclusivo.

Al solo scopo di fornire una leale e  fattiva collaborazione, finalizzata ad accrescere il benessere del personale e garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro degli Associati iscritti, evitando ulteriore carico di lavoro, questa APCSM, segnala che il personale in possesso della specializzazione di Armaiolo deve svolgere  le mansioni previste dalla pubblicazione “N. A-1 – ARMI ED ADDESTRAMENTO AL TIRO” con oggettive  difficoltà derivanti da duplice incarico“.

In estrema sintesi, si rappresenta che i militari Armaioli,  quotidianamente,  sono chiamati a svolgere molteplici mansioni a fronte  della maggiore frequenza delle esercitazioni di tiro.

Essendo una figura indispensabile come specificato nella pubblicazione A1 (capitoli 2 e 3 – PARTE PRIMA), il militare Armaiolo deve coadiuvare il Direttore di tiro, predisponendo l’armamento e il munizionamento durante le esercitazioni.

In particolare:
– appronta le armi di Reparto, effettuando le opportune verifiche prima, durante e dopo il tiro;

– ispeziona quelle individuali, accertandone l’efficienza;

– distribuisce il munizionamento necessario nell’esercitazione per l’armamento individuale e prepara, salvo diversa organizzazione del Reparto in addestramento, i caricatori per le armi di Reparto;

– comunica al Direttore di tiro lo stato e il lotto del munizionamento in uso, che dovrà poi essere annotato sull’apposito registro;

– si avvale dell’attrezzatura necessaria per correggere e/o riparare, se possibile anche sul posto o in galleria, eventuali difetti o malfunzionamenti delle armi.

Oltre alle esercitazioni giornaliere, risultano sempre più frequenti anche gli interventi tecnici e manutenzione alle armi, dovute al loro maggior utilizzo.

Le previste manutenzioni sono finalizzate al controllo dell’efficienza delle stesse (capitolo 12 – PARTE TERZA – CUSTODIA, MANTENIMENTO E TRASPORTO DELLE ARMI E DELLE MUNIZIONI).

Oggi  l’Armaiolo è effettivo nei Comandi Stazione/Compagnia a duplice incarico.

Il  militare, oltre ad assolvere l’incarico di “Armaiolo”, deve svolgere anche i servizi interni di militare addetto alla ricezione del pubblico ed esterni di pattuglia e/o perlustrazione, anche in fasce orarie serali/notturne, presso le Stazione ove sono effettivi o nella qualità di addetto/autista nei Nuclei Comando di Compagnia.

Il militare Armaiolo sovente termina il servizio di perlustrazione in tarda serata e, a distanza di poche ore, deve svolgere le mansioni in cui è specializzato presso il poligono, esponendolo a grave pericolo non avendo avuto modo di recuperare le energie fisiche che gli consentano di adempiere alle delicate funzioni di Armaiolo con la necessaria  e dovuta concentrazione che risulta essere maggiore allorquando vengono concessi i tempi per il pieno recupero delle forma psicofisiche.

Lo svolgimento del “duplice incarico” non consente al Militare di potersi dedicare,  in via esclusiva, all’impiego primario nel Reparto in cui è inquadrato, andando inoltre a gravare sulla programmazione dell’attività istituzionale e delle pianificazioni dei servizi, assolvendo  “in maniera secondaria” le attività della specialità, estesa anche alla gestione dell’intero ARMAMENTO e MUNIZIONAMENTO in dotazione ad un Comando Provinciale.

Qualora il Comando disponga di un poligono in sede, l’Armaiolo, considerata l’ovvia propensione, riveste anche l’incarico di “Assistente Tecnico/Addetto al Poligono”, con tutte le incombenze che ne discendono.

Questa APCSM chiede la possibilità di inquadrare la figura dell’Armaiolo in sede di Comando Provinciale/Territoriale, la cui sede coincide con il poligono a cielo chiuso, presso l’Ufficio Comando Provinciale con “incarico esclusivo, consentendo allo stesso di potere assicurare la continuità nell’impiego e di operare in totale  sicurezza.

Conoscendo la sensibilità e l’attenzione che da sempre distingue l’operato della nostra Amministrazione, attendiamo fiduciosi un cortese positivo riscontro.

Con incondizionata stima.

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Esigue risorse finanziarie per le Donne e gli Uomini in divisa…la Sicurezza del Paese può attendere! Lettera al Ministro della Difesa

Purtroppo dobbiamo rilevare che, malgrado l’impegno profuso dell’attuale Governo, non registriamo il cambio di passo auspicato.
Le promesse fatte non sono state mantenute e la dignità delle Donne e degli Uomini in divisa non viene considerata con la dovuta priorità.

QUESTO È ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE.

L’evoluzione della società, anche dal punto di vista della competitività e della dimensione sociale, è strettamente connessa alla percezione della sicurezza che la stessa riesce a garantire.
In termini generali, la sicurezza nazionale favorisce le condizioni che attraggono gli investimenti e aiutano la crescita economica e sociale delle Comunità.

Il personale del Comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico deve fare fronte ad una drastica riduzione del potere di acquisto a causa di un’inflazione che lo scorso anno ha raggiunto il 12,6% e nel primo semestre di quest’anno, secondo stime al ribasso, si è assestata al 10%, oltre gli incrementi dei costi per i beni energetici, gas e rincaro carburanti (la maggioranza del personale è costretto a recarsi al lavoro con la propria autovettura). Per non parlare dell’aumento esponenziale dei tassi d’interesse dei mutui per acquisto casa.

Una sofferenza che è ulteriormente accentuata dall’aumento incontrollato degli affitti, specie nelle grandi città metropolitane e, peraltro, in un contesto ove gli stipendi italiani, ancor più quelli degli Operatori di polizia, sono più bassi di non meno del 12% della media europea.

Le difficoltà economiche, ai limiti della sopravvivenza, creano stress psicofisico negli Operatori di Polizia. In talune circostanze, a causa dell’esiguità delle risorse economiche di cui si dispone in relazione al caro vita, determinano una scelta: MANGIARE O CURARSI.

Con uno stipendio sottodimensionato, il Carabiniere deve pensare esclusivamente alla sopravvivenza di lui e dei familiari.
Giova ricordare che le Forze di Polizia quotidianamente sono costrette ad affrontare un gravoso e pericoloso lavoro che, a lungo termine, provoca stati di stress.

Gli Operatori di polizia sono beneficiari di una Legge che ne sancisce la specificità (art.19 della Legge 4 novembre 2010, n. 183).
In teoria, ma non in pratica, questa Legge dovrebbe garantire la tutela economica, pensionistica e previdenziale dei Carabinieri, proprio in virtù della specificità attribuita.
Tante le promesse ma nulla di concreto è stato finora fatto per adeguare gli stipendi degli Operatori di polizia, per consentirgli di affrontare il gravoso cuneo fiscale e l’inflazione galoppante.

Si rende assolutamente necessaria, urgente ed improcrastinabile l’attuazione di una manovra correttiva che preveda l’aumento delle risorse economiche preventivate e destinate alle Forze di Polizia per consentire a queste di condurre una esistenza dignitosa.

I continui tagli nella Pubblica Amministrazione ed in particolare nel Comparto Difesa e Sicurezza offendono la dignità di ogni singolo Operatore che rischia di condurre una vita ai limiti della sopravvivenza a causa di una retribuzione non adeguata.

L’attuale situazione socio-economica nazionale richiede un confronto chiaro e costruttivo tra le Forze Politiche e le Organizzazioni Sociali di rappresentanza.
Il Carabiniere difende lo Stato a costo della vita.

È inaccettabile che i Servitori della Patria vivano in condizioni economiche di assoluto disagio, a limite dell’indigenza e che lo Stato si dimentichi di loro.
Nel tavolo della concertazione pubblica devono necessariamente partecipare le APCSM perché, in caso contrario, nessuno tutelerebbe la dignità di chi giornalmente assicura un servizio fondamentale per la Collettività, rischiando per la propria incolumità.

Illustrissimo Ministro On. Guido Crosetto, per tutte le considerazioni rappresentate, Le chiediamo di farsi portavoce presso il Governo, sensibilizzando tutte le Forze politiche nel prevedere nella Legge di Bilancio 2024, sufficienti e specifici stanziamenti economici per il rinnovo contrattuale delle Donne e degli Uomini dell’Arma dei Carabinieri.

Il Suo autorevole intervento potrà finalmente avviare un processo di innovazione nel Comparto Sicurezza e Difesa che si concretizza, in via prioritaria, con un contratto di lavoro che restituisca dignità ai fedeli Servitori dello Stato.

Il SIC, senza indugio alcuno, si farà promotore di ogni iniziativa finalizzata ad accrescere il benessere dei propri Associati, richiedendo alla Classe Politica un trattamento economico che consenta di soddisfare, in modo decoroso, le esigenze di vita quotidiana.

In occasione del dibattito che prelude il varo del disegno di legge per il bilancio dello Stato, è necessario avviare un confronto propedeutico per reperire adeguate risorse finanziarie nella prossima Legge di bilancio, occorrenti per il finanziamento del rinnovo del contratto di lavoro e la definizione di misure che realmente riconoscano la specificità del Comparto Sicurezza.

Il Ministro della funzione pubblica Paolo Zangrillo da qualche mese sta ripetendo che non ci sono soldi per i rinnovi contrattuali per la PA che scadono nel 2024 o che comunque ci sono solo delle “briciole”.

Il SIC si adopererà per sostenere ogni iniziativa che consenta di ottenere maggiori benefici a vantaggio dei Carabinieri.

PACTA SUNT SERVANDA

La presente consente di rivolgere alle SS.LL. un deferente saluto.

 

 

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Emergenza immigrazione, condizioni lavorative disagevoli per i Carabinieri impiegati nella gestione dei flussi migratori. Lettera al Comandante Generale

Egregio sig. Comandante,

il SIC SINDACATO INDIPENDENTE CARABINIERI, sempre nell’ottica di voler migliorare le condizioni lavorative dei propri associati, vuole sottoporre alla sua attenzione le condizioni disagevoli in cui operano i Carabinieri chiamati a fronteggiare i flussi migratori nel territorio nazionale.

Dal 01 Gennaio al 30 Agosto 2023 di quest’anno il Viminale ha registrato sulle coste italiane lo sbarco di 113.890 migranti di cui 10.727 minori non accompagnati.
Nello stesso periodo del 2022 furono 57.064 i migranti sbarcati di cui 14.044 minori non accompagnati.

Un flusso in costante crescita, confermato anche dagli arrivi degli ultimi giorni.

Nelle sole giornate del 25 e 26 Agosto 2023 sono sbarcati nelle coste italiane interessate dal fenomeno migratorio complessivamente 5.355 migranti. Ogni giorno arrivano a Lampedusa centinaia di migranti e, nonostante si siano intensificati i trasferimenti verso la Sicilia, l’hotspot continua a ospitare più persone di quelle che potrebbero esserci.

Il tutto sulle spalle delle forze dell’ordine e in particolare sui Carabinieri. Oltre ad operare in emergenza costante, i Carabinieri sono costretti ad operare in condizioni disagevoli per effettuare i trasferimenti da Lampedusa agli altri centri per migranti dislocati sulla terraferma. I Carabinieri impegnati nella gestione degli sbarchi a Lampedusa e nei trasferimenti dei migranti dal mare alle coste italiane sono sottoposti a turni di servizio massacranti, senza interruzione per riposare.

In base ai dati del Viminale attualmente sul territorio italiano sono presenti ‘in accoglienza’ complessivamente 128.902 immigrati di cui 92.555 in centri di accoglienza e 35.075 in quelli Sai. La regione con il maggior numero di presenze nelle strutture è la Lombardia (16.232) pari al 13% seguita dall’Emilia-Romagna (12.458) e dal Lazio (11.217).

L’Arma dei Carabinieri è chiamata a impiegare un nutrito contingente di Militari per gestire, unitamente alle altre Forze di Polizia, questa incessante emergenza socio-umanitaria.
Il SIC-SINDACATO INDIPENDENTE CARABINIERI si è sempre dichiarato vicino ai Carabinieri e vuole porre alla Sua attenzione ciò che nelle varie Testate giornalistiche non viene minimamente menzionato ovvero che tanti Carabinieri sono impiegati in turni di servizio che, talvolta, coprono le 24 ore consecutive, per fronteggiare l’emergenza migrazione.

Gli sbarchi non sono mai preannunciati e, pertanto, i Militari sono costretti a sostenere estenuanti orari di lavoro in condizioni di estremo disagio, accentuato, in questi ultimi mesi, anche dalle elevate temperature. L’immigrazione clandestina, sotto il profilo dell’ordine e sicurezza pubblica assume carattere di priorità e non può essere sottodimensionata. Il numero di appartenenti alle Forze di Polizia impiegate nell’emergenza migratoria risulta essere inadeguato.

La deficitaria forza organica nell’Arma dei Carabinieri determina condizioni lavorative di assoluto disagio per il personale in servizio. I Militari sono costretti a sostenere turni lavorativi estremamente gravosi che hanno ripercussioni sul loro stato di salute e, soprattutto, sulla serenità psichica che deve avere chiunque è chiamato a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica nel nostro Paese.

Al fine di salvaguardare il benessere dei propri Associati e per garantire loro migliori condizioni lavorative, questa APCSM chiede a Lei, Sig. Comandante, il suo autorevole intervento presso il Governo per il ripianamento degli attuali quadri organici.
Il SIC ringrazia tutti i Carabinieri che quotidianamente operano in condizioni disagevoli per la difesa dello Stato e la tutela dei cittadini.

Con incondizionata stima.

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Le aggressioni alle divise sono un fenomeno sempre più preoccupante e in forte crescita. Non vogliamo più subire! Il SIC scrive al Presidente del Consiglio

Al Presidente del Consiglio
On.le Girorgia Meloni

e p.c. Al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

OGGETTO: Le aggressioni alle divise sono un fenomeno sempre più preoccupante e in forte crescita. Non vogliamo più subire!

Egregio Presidente del Consiglio,
Il SIC – SINDACATO INDIPENDENTE CARABINIERI denuncia le interminabili aggressioni in danno degli appartenenti alle Forze di Polizia.

“NON VOGLIAMO PIÙ SUBIRE”.

Ormai la violenza contro gli Operatori di Polizia rischia di diventare la normalità e ciò che diventa normale non viene attenzionato.

“SERVE UN CHIARO SEGNALE”.

Sono numerose le aggressioni alle Forze di polizia durante le attività di controllo sulle strade e del territorio. Le aggressioni che hanno provocato lesioni refertate al pronto soccorso sulle Donne e gli Uomini in divisa durante i controlli su strada, nel solo anno 2022, sono stati 2.678 , pochi di più dell’anno precedente, 2.655 (+0,9%).
Nel 2022 il maggior numero di aggressioni ha riguardato la Polizia di Stato con 1.289 episodi, pari al 47,2%, in diminuzione rispetto al precedente 49,5%; viene poi l’Arma dei Carabinieri con 1.054 (38,6%). L’emergenza continua con la Polizia Locale, con 241 aggressioni pari all’8,8%, in leggerissimo calo rispetto al 9% dell’anno prima. Il 5,4% ha riguardato altri corpi. Il 42,6% delle aggressioni è avvenuto nelle regioni del nord, il 30,4% al sud e il 26,9% al centro.
Ben 981 violenze hanno visto come protagonisti stranieri (36,6%).
In 737 attacchi (27,5%) l’aggressore è poi risultato positivo all’assunzione di alcoolici e/o stupefacenti.
In 470 aggressioni (17,5%) è stata utilizzata un’arma propria o impropria: bastoni, oggetti o la stessa vettura utilizzata per travolgere l’agente.

L’opinione pubblica non è sufficientemente informata e la stessa politica sembra non averne esatta percezione. L’applicazione delle leggi è spesso interpretata in modo sfavorevole per il complesso lavoro di contrasto delle forze dell’ordine.

Posizione preoccupante che rischia di innescare una latente demotivazione degli operatori di polizia.
Del dilagare della violenza contro le divise in tutto il territorio nazionale dovrebbero invece preoccuparsi per primi i cittadini, ancor più degli agenti e carabinieri, perché dopo l’argine delle divise ci sono i cittadini come destinatari e vittime di una violenza sempre più tracotante e ormai di fatto quasi impunita.
Questa Associazione sindacale esprime ancora una volta solidarietà totale alle forze di polizia quando svolgono con correttezza la loro difficile funzione.
Urge istituire un Gruppo di lavoro in cui partecipino tutte le Associazioni di categoria per la revisione dell’attuale impianto normativo e per inasprire le pene per chi aggredisce l’Operatore di polizia.

Pretendiamo che il Governo si faccia subito promotore per fermare questa emergenza. L’attuale normativa non funziona da deterrente, perché le sanzioni previste sono troppo lievi. Oggi assistiamo che si colpisce per far male, cercando lo scontro intenzionalmente.
I casi di violenza, ormai, sono esplosi. Assistiamo ad una vera e propria “mattanza”.

In moltissimi casi, coloro che hanno aggredito fisicamente gli Operatori di Polizia sono stati denunciati in stato di libertà e, cosa ancora più grave, condannati a pene lievissime, con il beneficio della sospensione dell’esecuzione della pena.

Questa escalation di violenza spinge il SIC a rivolgere a Lei sig. Presidente del Comsiglio On. Giorgia Meloni l’accorata richiesta di rivedere la vigente normativa con l’inasprimento delle pene, prevedendo l’ arresto obbligatorio per chiunque si renda responsabile di violenza in danno di Pubblico Ufficiale quando questa viene perpetrata con armi o strumenti idonei ad arrecare offesa.

Le Forze di Polizia rappresentano lo Stato e hanno il compito di garantire la sicurezza.
Se vengono attaccate e non sono tutelate, come possono svolgere serenamente il loro lavoro?.
Il problema della tutela è reale.
Molti Operatori di Polizia si sentono sotto pressione e hanno paura di sbagliare, di finire a loro volta sotto processo.

“IL CARABINIERE NON È UN ROBOT”.

Tanto che alcuni, pochi fortunatamente, anche se vengono pesantemente insultati sono indotti a guardare dall’altra parte, a lasciar correre.
Sì, sta cominciando a mancare la fiducia. Ed è un fatto grave, perciò è urgente intervenire subito a livello legislativo.
Constatiamo un momento fortemente negativo e un evidente rischio, non solo per le Forze di Polizia, ma anche per molte norme di comportamento condivise. Tanti, troppi ragazzi sono allo sbando, non hanno più nella famiglia un punto di riferimento, si fanno trascinare dal gruppo, dal “branco”, e finiscono per mettersi nei guai.

I Carabinieri sono tra coloro che cercano di arginare certi comportamenti e sono, quindi, visti come antagonisti, come autorità da contestare.
La violenza sportiva sta crescendo a ritmi evidenti. Non passa fine settimana senza tafferugli fra tifosi.
Il rischio per le Forze di Polizia è sempre presente.
Bastonate, lanci di bottiglie, pietre, coltelli.
Davanti agli stadi accade di tutto.
La volontà da parte di chi aggredisce un Operatore di polizia è di far male.

Il SIC è certo che vi sarà un tempestivo intervento da parte del sig. Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni per arrestare questo allarmante fenomeno che rischia di destabilizzare l’ordine e la sicurezza pubblica nella nostra Nazione.

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Criminalità minorile, istituire un Tavolo interministeriale per lo sviluppo di iniziative di contrasto al fenomeno. Il SIC scrive ai Ministri della Repubblica

Al Signor Ministro della Difesa
On.le Guido Crosetto

Al Signor Ministro dell’Interno
Prefetto Matteo Piantedosi

Al Signor Ministro della Giustizia
On.le Carlo Nordio

Al Signor Ministro dell’Istruzione e del Merito
Senatore Giuseppe Valditara

Al Signor Ministro dell’Università e della Ricerca
Senatrice Anna Maria Bernini

Al Signor Ministro della Cultura
On.le Gennaro Sangiuliano

Al Signor Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
On.le Marina Elvira Calderone

Al Signor Ministro della Salute
Senatore Orazio Schillaci

Al Signor Ministro dell’Economia e delle Finanze
On.le Giancarlo Giorgetti

e p.c.

Al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri
Gen.le C.A. Teo Luzi

Oggetto: Criminalità minorile. Il SIC chiede l’istituzione di un Tavolo interministeriale per lo sviluppo di iniziative di contrasto al fenomeno.

Egregi Ministri,
alcuni episodi di violenza giovanile avvenuti in queste settimane in diversi comuni italiani rappresentano una vera e propria emergenza sociale che necessita di interventi radicali e risolutivi da parte dello Stato.
Un disagio giovanile che assume carattere di emergenza nazionale.
Tutti questi episodi, infatti, hanno visto l’individuazione e la denuncia dei minori responsabili.
La questione va affrontata però in tutti i suoi aspetti, coinvolgendo le politiche giovanili, i servizi educativi, i servizi sociali e il mondo dello sport.
Il problema principale è legato alle famiglie che spesso ignorano la “seconda vita” dei propri figli. L’educazione deve partire innanzitutto dai genitori per poi essere supportata da tutti i servizi e attività che lo Stato può fornire.
Purtroppo, il disagio giovanile è cresciuto esponenzialmente e bisogna intervenire non solo con maggiori controlli da parte delle Forze di Polizia ma anche in termini di prevenzione e aiuto a questi giovani.
Al giorno d’oggi, sempre più spesso si parla di un fenomeno piuttosto allarmante che ha come protagonista la “devianza minorile”.
Nel termine “devianza” sono ricomprese una serie di condotte che non integrano necessariamente la commissione di fattispecie di reato ma possono anche infrangere regole sociali, morali e di costume; in questi termini la “devianza” si distingue dalla “delinquenza” in quanto, come concetto, risulta più esteso.
Si tratta di un fenomeno multifattoriale, particolarmente complesso ed articolato, che trae origine da condizioni individuali e sociali diversificate ed interagenti. Spesso è il frutto del connubio tra fattori psicologici derivanti da disturbi propri del comportamento e della socializzazione e da fattori “acquisiti” legati al contesto familiare, spesso di indigenza, all’educazione ricevuta, all’assenza di valori morali ed alla carenza culturale derivante anche da diffusa discontinuità od abbandono scolastico.
Tali condotte, infatti, sovente traggono origine dal contesto familiare e sociale in cui vive l’autore nonché dal suo stile di vita, maturando in situazioni di gravi disagi e difficoltà relazionali.
Spesso l’ambiente in cui il soggetto nasce, cresce e sviluppa la propria coscienza, non è caratterizzato da modelli esemplari di una società sana e dedita alla legalità; in tali contesti la delinquenza non viene percepita come tale, con tutte le conseguenze che la stessa comporta, apparendo, al contrario, l’assoluta normalità del contesto di vita.
Non di rado, infatti, è proprio la famiglia ad alimentare, quantomeno attraverso il “cattivo” esempio, i propositi criminali del giovane ed è forte l’influenza negativa delle figure adulte di riferimento.
In un ambiente così caratterizzato, l’agire violento, appreso in famiglia per imitazione, viene “naturalmente” esportato in seguito nell’ambiente esterno.
Forme di devianza minorile vengono, altresì, alimentate dal sempre più frequente ricorso al mondo del web sia attraverso i social media, ove non sono rari account e profili che diffondono messaggi ispirati all’illegalità, sia attraverso giochi violenti, particolarmente di tendenza e diffusi sulle console.
In tutti i quotidiani si parla frequentemente di baby gang come criminalità epidemica, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’operare in gruppo degli autori dei reati minorenni, anche se al di fuori dei contesti di criminalità organizzata, e dal tasso di violenza utilizzato nei confronti delle vittime, generalmente elevato e, comunque, del tutto sproporzionato rispetto al movente, futile e persino degradante a mero pretesto.
Questi sono i tratti caratteristici delle forme di criminalità giovanile associativa che, a livello nazionale, hanno assunto la denominazione di “baby gang”. Tale accezione è sorta, infatti, per inquadrare specifiche forme di devianza minorile di tipo associativo che si caratterizzano per l’estrema violenza con cui i giovani realizzano le varie condotte illecite.
Nelle baby gang i membri, frequentemente, attribuiscono al gruppo anche un nome al fine di darsi una connotazione identitaria.
Tra i componenti esiste, infatti, un marcato senso di unione ed una forte coesione interna in quanto il gruppo rappresenta un punto di riferimento per l’adolescente che ivi vi condivide esperienze, valori, linguaggio, comuni sentimenti di disagio,
trovando, altresì, nella gang, lo stimolo all’aggressività come metodo di sfogo e compensazione.
La finalità di prevenzione e contrasto delle fenomenologie delittuose che coinvolgono i minori si è tradotta in molteplici iniziative apprestate dalle Forze di polizia.
Tali iniziative, per una maggiore efficacia sia in termini preventivi sia di contrasto, richiedono un’azione corale e congiunta, non soltanto al livello di Forze di polizia ma da parte di tutte le componenti “sane” della società che, spesso, hanno maggiore consapevolezza delle varie situazioni in essere.
Le Forze di Polizia hanno dimostrato di essere consapevoli del fondamentale compito a supporto dei genitori e delle Istituzioni scolastiche, con cui si impegnano ad operare sinergicamente per seminare gli anticorpi della legalità tra i ragazzi.
Già da tempo, si assiste, infatti, a forme di collaborazione interistituzionale, in particolare con le Istituzioni scolastiche, per promuovere l’educazione e la formazione dei giovani verso la cultura della sicurezza e della legalità.
Sono stati avviati molti programmi in ambito nazionale e locale, anche in partnership con altre Istituzioni, che hanno coinvolto gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
L’Arma dei Carabinieri, nell’ambito del progetto “Diffusione della cultura della legalità tra i giovani”, collabora con i responsabili degli Istituti scolastici, realizzando una campagna annuale di incontri con gli studenti delle scuole medie e superiori di tutto il territorio nazionale per la prevenzione dei fenomeni criminali che coinvolgono i minori, svolgendo conferenze su tematiche specifiche come la devianza giovanile, il bullismo, lo stalking, il femminicidio, la pedopornografia, nonché sui rischi connessi all’uso di internet, la ludopatia, le problematiche che scaturiscono dall’uso di droghe ed alcool, il rispetto della diversità e della minore abilità, l’infiltrazione mafiosa nel tessuto socio-economico e la tutela dei diritti civili, politici, sociali e culturali.
Inoltre, costituisce linea d’azione prioritaria dell’Arma la partecipazione ai progetti integrati sviluppati dalle Amministrazioni locali nonché l’adesione, a livello nazionale e locale, a protocolli d’intesa volti a rafforzare, sul piano educativo e formativo, le misure di prevenzione e di gestione delle situazioni di disagio sociale dei giovani, avuto riguardo ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, nel rispetto della normativa di riferimento.
L’obiettivo di tutte queste iniziative è, quindi, quello di sviluppare nei giovani la consapevolezza che il web può essere pericoloso sostenendo, al tempo stesso, insegnanti e famiglie nel guidare i nativi digitali ad avere un rapporto equilibrato con i dispositivi che utilizzano.

L’idea del SIC è quella di portare ad un nuovo livello le strategie sinergiche che, fino ad oggi, hanno permesso di costruire la cooperazione tra diverse Amministrazioni ed Istituzioni locali, istituendo un Tavolo interministeriale per lo sviluppo di protocolli d’intesa ed iniziative volti al contrasto dei fenomeni prima analizzati ad un livello nazionale.
Certi di una attenta valutazione da parte delle SS.LL., si porgono i più rispettosi saluti.

Fluminimaggiore, 27 Luglio 2023

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Valledoria (SS), ennesima aggressione in danno dei Carabinieri. SI ASSEGNI URGENTEMENTE IL TASER AI MILITARI DELL’ARMA TERRITORIALE. Risposta dell’Amministrazione

L’Amministrazione ha risposto alla nostra nota dello scorso 21 Giugno, nella quale, a fronte del reiterarsi di aggressioni ai danni dei nostri colleghi, chiedevamo al Comandante Generale di volere disporre l’assegnazione del TASER a tutti i Militari dell’Arma territoriale.

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