Inquadramento nella dirigenza civile dei Dirigenti militari inidonei al servizio militare incondizionato (Ufficiali Superiori e Ufficiali Generali)

Fluminimaggiore, 21 Maggio 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA

On. Guido Crosetto

e p.c.

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Inquadramento nella dirigenza civile dei Dirigenti militari inidonei al servizio militare incondizionato (Ufficiali Superiori e Ufficiali Generali).

Il Codice dell’ordinamento militare (D.Lgs. 15 marzo 2010, n. 66) prevede – in seguito alle modifiche ad esso apportate dai provvedimenti di cd. “riordino delle carriere”, ossia il D.Lgs. 29 maggio 2017 n. 94, per le Forze Armate, e il D.Lgs 29 maggio 2017 n. 95, per le Forze di Polizia – che la carriera dell’Ufficiale abbia “sviluppo dirigenziale” (art. 627, co. 3, del COM);

a tale riguardo, i predetti provvedimenti di revisione dei ruoli hanno individuato nel grado di Maggiore delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare il primo livello dirigenziale (e nella qualifica corrispondente di vice questore aggiunto delle Forze di polizia ad ordinamento civile), con la conseguente estensione al relativo personale della disciplina normo-economica della dirigenza (ivi compresa la cd. “indennità dirigenziale” corrisposta ai Maggiori, ai Tenenti Colonnelli, ai Colonnelli e ai Generali di Brigata ex art. 1820 del COM, che ha sostituito la precedente “indennità perequativa” che spettava ai soli dirigenti militari in possesso della relativa qualifica ante riordino, ossia Colonnelli e Generali);

il riconoscimento dello status dirigenziale per i Maggiori e i Tenenti Colonnelli ha altresì indotto il legislatore, quale ulteriore corollario, a modificare l’art. 24 della L. 448/1998 che sancisce il cd. adeguamento retributivo annuale automatico, calcolato in base all’indice ISTAT, per docenti universitari, dirigenti delle Forze Armate e di Polizia, della carriera diplomatica e prefettizia, dei magistrati e avvocati dello Stato; il riordino del 2017, infatti, estende tale meccanismo di adeguamento automatico anche ai Maggiori e ai Tenenti Colonnelli (i discendenti DPCM di adeguamento annuale infatti – da ultimo quello dell’8 gennaio 2024 –  adottati su proposta del Ministro per la Pubblica Amministrazione  e del Ministro dell’Economia e delle Finanze nella relativa relazione tecnico-illustrativa correttamente motivano l’applicabilità del decreto ai Maggiori e ai Tenenti Colonnelli, “…in quanto inquadrati nella dirigenza dal 1° gennaio 2018”);

lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze nel Conto annuale del personale pubblico predisposto dalla Ragioneria Generale dello Stato inserisce i Maggiori e i Tenenti Colonnelli nel novero del personale statale dirigente (quali Ufficiali Superiori, analogamente ai Colonnelli) così come i Generali di Brigata, di Divisione e di Corpo d’Armata inquadrati a loro volta tra i dirigenti pubblici facenti parte della categoria degli Ufficiali Generali;

a fronte del predetto ed inequivocabile quadro normativo, va rilevato, tuttavia, che se un Maggiore/Tenente Colonnello (e gradi corrispondenti della Polizia di Stato) non dovesse risultare più idoneo al servizio militare incondizionato per lesioni dipendenti o meno da causa di servizio questi (ai sensi dell’art. 930, co. 1-sexies del COM) “…può presentare domanda di transito…manifestando espressamente il proprio consenso all’inquadramento nella posizione apicale di livello non dirigenziale del Ministero della Difesa”; altrimenti, ove non esercitasse tale facoltà, verrebbe posto in congedo assoluto, perdendo, di fatto, il proprio posto di lavoro. In buona sostanza, i Maggiori e i Tenenti Colonnelli, pur essendo dirigenti pubblici – sulla base del sopra esposto quadro normativo – in caso di sopraggiunta inidoneità al servizio militare (per motivazioni sovente riconducibili al servizio: si pensi a lesioni fisiche intervenute in seguito ad attività di servizio di tipo “operativo”) devono prestare il proprio consenso ad essere demansionati ex lege e a venir inquadrati nell’area prevista per i capitani/commissari capo ovvero la terza area funzionale F 4 dei funzionari; altrimenti non rimarrebbe loro che il congedo assoluto;

analoga e ben più paradossale situazione riguarda i militari nel grado di Colonnello in su in quanto la legge nulla prevede. Pertanto, qualora Colonnelli e Generali risultassero inidonei al servizio militare incondizionato – anche a causa di attività di servizio – non potrebbero transitare nei ruoli civili del Ministero della Difesa né in altra Pubblica Amministrazione, di fatto venendo posti in congedo e perdendo il proprio posto di lavoro;

tale situazione risulta altamente penalizzante in quanto con il sistema contributivo un Colonnello (ovvero un Primo Dirigente della Polizia di Stato) che per sventura risultasse inidoneo al servizio militare potrebbe trovarsi anche a 43 anni senza lavoro e una retribuzione dignitosa. Inoltre, anche sotto il profilo etico e morale appare doveroso che lo Stato riconosca la possibilità di continuare a prestare la propria opera professionale ai propri dirigenti del “comparto difesa-sicurezza” (senza subordinare tale possibilità come nel caso di Maggiori e Tenenti Colonnelli ad un vero e proprio demansionamento) nella piena consapevolezza che lo Stato non abbandona i propri “servitori” che, per i particolari compiti demandati alle Forze armate e di polizia, sono sovente chiamati allo svolgimento di delicati compiti di servizio che comportano la necessità di esporsi a pericoli e che i medesimi rappresentano una risorsa umana e professionale da valorizzare. La suddetta problematica, oggetto di recente interrogazione parlamentare (nr. 253 in data 29/02/24 presentata da on. Riccardo  De Corato) risulta particolarmente sentita dal personale militare anche nella considerazione della possibilità d’intervenire senza oneri per lo Stato.

Sarebbe in proposito auspicabile un intervento normativo che consentisse ai Dirigenti militari e delle forze di polizia in caso di inidoneità al servizio militare incondizionato per lesioni dipendenti o meno da causa di servizio il transito:

  1. nella dirigenza civile in presenza di vacanza organica. In tal modo oltre a non accrescere gli oneri per la finanza pubblica (si tratta di spese per stipendi che comunque lo stato dovrebbe affrontare per colmare le posizioni vacanti), si risparmierebbero gli oneri per nuovi concorsi consentendo di non disperdere la professionalità dei dirigenti delle Forze Armate che in tal modo potrebbero portare un valore aggiunto in altre Pubbliche Amministrazioni;
  2. in un ruolo civile dirigenziale e temporaneo ad hoc istituito in ambito Ministero Difesa con compiti di alta vigilanza, ispettivo e di supporto logistico nelle more del collocamento nei ruoli della dirigenza civile di cui al punto a).

Un deferente saluto.

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Proposta emendativa per l’emanazione di disposizioni attuative riguardanti l’anticipo del TFS del personale in servizio attivo del Comparto Difesa e Sicurezza

Fluminimaggiore, 10 Maggio 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto
ROMA

e p.c.
AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi
ROMA

Oggetto: Proposta emendativa per l’emanazione di disposizioni attuative riguardanti l’anticipo del TFS del personale in servizio attivo del Comparto Difesa e Sicurezza.

È in discussione l’emendamento che potrebbe permettere a Militari, Poliziotti e dipendenti pubblici di usare l’anticipo del TFS per richiedere un prestito in banca.

L’emendamento da inserire nel decreto Crediti fiscali, al momento in discussione alla Commissione Finanze della Camera, consentirebbe ai tre milioni di dipendenti pubblici, assunti prima del 2001, di ottenere un prestito in banca dando in garanzia il proprio TFS, per poi rimborsarlo non appena arriva la liquidazione.

L’anticipo della liquidazione consentirebbe al personale militare e non solo di poter avere accesso ad un prestito senza ricorrere alla formula della cessione del quinto dello stipendio.

Ad oggi, solo i dipendenti del settore privato possono accedere all’anticipo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), ricevendo una parte della liquidazione prima della pensione. Ne sono esclusi, al momento: militari, poliziotti, vigili del fuoco, insegnanti e tutti i dipendenti pubblici.

Ma con l’emendamento, che potrebbe anche essere inserito nel Dl Pnrr, le cose per queste categorie di lavoratori potrebbero cambiare.
L’iniziativa di anticipare una quota del Trattamento di Fine Servizio per le Forze Armate e di Polizia, oltre che per i dipendenti pubblici, proviene da alcuni gruppi bancari italiani, ed è stata fatta propria dalla maggioranza di centrodestra che ha presentato un
emendamento, in discussione alla Commissione Finanze della Camera.

L’anticipo di una parte di liquidazione, già durante il servizio attivo, permetterebbe ai tre milioni di dipendenti pubblici, assunti prima del 2001, di potere accedere ad un prestito in banca dando in garanzia proprio il TFS, salvo poi rimborsarlo al momento della quiescenza, con l’arrivo della liquidazione.

A quel punto, all’importo del TFS verrà sottratta la cifra ottenuta in prestito più gli interessi versati alla banca.
A beneficiare dell’anticipo della liquidazione sarebbero:
– Lavoratori che potrebbero chiedere un prestito bancario senza ricorrere alla cessione del quinto dello stipendio;
– Banche che potrebbero contare su garanzie sicure derivanti dalla liquidazione di un dipendente pubblico, oltre ad incassare interessi il cui tasso è in aumento.

Il SIC chiede a Lei On. Guido Crosetto di volere sollecitare le Autorità Governative per la tempestiva risoluzione della disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e in particolare per il personale del Comparto Sicurezza e Difesa.
Siamo certi di un suo autorevole intervento.

Con incondizionata stima.

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Estensione dell’utilizzo della maglietta “Polo” al personale di tutte le articolazioni dell’Arma dei Carabinieri. Lettera al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

Fluminimaggiore, 6 Maggio 2024

 

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Estensione dell’utilizzo della maglietta “Polo” al personale di tutte le articolazioni dell’Arma dei Carabinieri

 

Preg.mo Signor Comandante Generale,

nell’esclusivo interesse di tutelare il benessere e migliorare le condizioni lavorative dei nostri Associati, sottoponiamo alla Sua valutazione la seguente esigenza afferente l’uniforme da utilizzare nei servizi d’istituto durante la stagione estiva.

La normativa sull’abbigliamento da lavoro, regolamentata dal D. Lgs. n. 81 del 2008 (ex legge 626/94) – Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, stabilisce che in alcuni settori sia necessario indossare abbigliamento atto a proteggere il lavoratore dai rischi per la salute e la sicurezza.

Nel Decreto Legislativo 81/2008 si parla di DPI – Dispositivi di Protezione Individuale, cioè di qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

Tra i dispositivi previsti dalla normativa si annoverano quelli ad alta visibilità, specifici per chi si trova a lavorare per strada o comunque in condizioni di scarsa visibilità ed ha bisogno di essere facilmente individuato.

Ogni capo di vestiario ed accessorio deve:

– essere conforme alle norme di cui al decreto legislativo 4 dicembre 1992 n. 475(N)78, e sue successive    modificazioni;

– essere adeguato ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;

– essere adeguato alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;

– tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore, quindi pratico e comodo da indossare.

Un tema particolarmente dibattuto nei mesi estivi è quale debba essere il giusto abbigliamento consentito ai lavoratori, quando lamentano problemi di caldo e sudorazione per le alte temperature, l’afa e il forte irraggiamento solare.

Salvo gli specifici interventi in ambienti cosiddetti “ad alto rischio per fattori fisici, chimici e biologici” che richiedono adeguato abbigliamento e dispositivi di protezione, è possibile per il lavoratore utilizzare, nella stagione estiva, magliette leggere con maniche corte e pantaloni lunghi di tessuto traspirante che risultano essere abiti più freschi e traspiranti e, allo stesso tempo,  mantenere un senso di decoro generale.

Il periodo caldo dell’anno si sta avvicinando e con esso la necessità di cambiare l’uniforme per poterla rendere più funzionale alle esigenze che si incontrano durante i mesi in cui le temperature salgono maggiormente.

Le divise devono innanzitutto soddisfare dei criteri tecnici che le rendano idonee alla mansione che si deve svolgere, senza trascurare l’estetica, in particolare per chi è a stretto contatto con il pubblico.

L’abbigliamento da lavoro deve avere come primaria caratteristica la funzionalità e deve considerare gli aspetti di sicurezza e praticità che permettano di svolgere le dovute mansioni in totale libertà, con la garanzia di un capo che assicuri resistenza e protezione e, al contempo, sobrietà.

Le particolarità che contraddistinguono ognuna di queste opzioni possono essere riassunte in:

  • traspirazione del tessuto;
  • praticità nei movimenti;
  • idoneità rispetto ai protocolli di sicurezza individuale.

L’unione di queste caratteristiche permette all’abbigliamento da lavoro estivo di presentarsi come funzionale e sicuro.

Per le sue caratteristiche tecniche e morfologiche, la maglietta “Polo” riunisce i requisiti di funzionalità, sicurezza e salubrità previsti dalle vigenti disposizioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’uso della maglietta tipo “Polo” assolverebbe alle primarie esigenze di tutela della salute del personale che, nella stagione estiva, svolge il servizio istituzionale, anche per prolungate ore, in strada, costretto a rimanere esposto alla calura e alle elevate temperature tipiche della stagione.

Per quanto sopra esposto, il SIC chiede a Lei, sig. Comandante Generale, di volere disporre l’impiego in tutte le articolazioni dell’Arma dei Carabinieri, durante la stagione estiva, della maglietta tipo “Polo”  nella  versione ignifuga e con scritta posteriore “CARABINIERI” ad alta visibilità, già utilizzata dai Reggimenti e Battaglioni.

La presente missiva mi consente di porgerLe un deferente saluto.

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Ordine Pubblico, si tutelano i manifestanti facinorosi a scapito delle garanzie per gli Operatori di Polizia. Lettera al Ministro della Difesa

Fluminimaggiore, 3 Maggio 2024

 

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA

On. Guido Crosetto

e p.c.

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Ordine Pubblico, si tutelano i manifestanti facinorosi a scapito delle garanzie per gli Operatori di Polizia.

Il mantenimento dell’ordine pubblico è un compito cruciale per chi è incaricato della sicurezza dei cittadini.

Non sono in gioco soltanto le libertà e le proprietà personali, ma anche i diritti di partecipazione politica e quindi l’essenza stessa della democrazia.

In tempi di estrema conflittualità, quali quelli attuali, le aggressioni subite dalle Forze dell’Ordine rappresentano l’ultimo anello di una catena di inadeguatezze, impotenza, incapacità di risolvere problemi economici e sociali.

L’estremizzazione di alcune manifestazioni svoltesi negli ultimi mesi, raccomandano di non sottovalutare i segnali di disagio economico e sociale di larghi strati di popolazione, i problemi occupazionali legati alla chiusura e alla delocalizzazione di fabbriche, il malessere di precari, disoccupati e giovani, la pressione dell’immigrazione.

Basta una scintilla a far esplodere la scontentezza e convertire il malessere in violenza.

Il diritto di esprimersi e manifestare è sacrosanto, ma è sempre più difficile isolare i manifestanti pacifici dai violenti, così come evitare il ricorso ad una rigidezza preventiva quando è chiaro che le ragioni della protesta saranno oscurate dalle violenze.

È sempre più complicato per le forze dell’ordine scegliere tra due stili di protest policing. Uno caratterizzato da rigidità e ricorso alla repressione, l’altro da maggiore tolleranza e flessibilità.

Formare, addestrare, equipaggiare le Donne e gli Uomini delle Forze dell’ordine, prepararli al confronto con professionisti del disordine e dell’eversione, giovani, allenati all’uso di strumenti moderni e tecnologie, è indispensabile e indifferibile, proprio perché a essi è affidata la tutela dei cittadini, le garanzie e i diritti democratici e la salvaguardia di tutti gli Operatori impegnati nella difesa delle istituzioni.

Le Forze di polizia sono soggette ad aggressioni organizzate.

Di fronte alle sempre più frequenti degenerazioni delle manifestazioni di protesta, che turbano l’ordine e la sicurezza pubblica con azioni di vera e propria guerriglia urbana, emerge che il rapporto di forza tra i cosiddetti “antagonisti violenti” (equipaggiati con protezioni al corpo ed al capo a mezzo di caschi da motociclista, maschere antigas, armati con bastoni, spranghe, bombe molotov, fionde, fumogeni, grossi petardi, bombe carta arricchite con schegge metalliche e tondini, ecc.) e le Forze dell’Ordine, sta mutando decisamente a sfavore di queste ultime.

Vanno individuate misure e stanziate risorse per superare le criticità che affliggono i Reparti dell’Arma dei Carabinieri che, con gli attuali organici, in costante diminuzione da anni per i tagli alla sicurezza e con un ridotto equipaggiamento a disposizione, sono al limite delle loro prestazioni.

A dimostrazione di ciò, l’elevato incremento del numero di Operatori feriti più o meno gravemente.

La soluzione è potenziare le Forze di Polizia, incaricate della difesa dei cittadini e della salvaguardia delle istituzioni, attraverso maggiori dotazioni, attrezzature, strumenti, preparazione specialistica, che riaffermino l’urgenza inderogabile di investimenti nella sicurezza.

Le situazioni di crisi subite dai Reparti “antisommossa” dovrebbero imporre la modernizzazione dei Reparti preposti al mantenimento dell’Ordine Pubblico, creando vere e proprie task force “antisommossa”, sul modello delle unità sperimentate con successo in altri paesi europei, con una maggiore forza organica a disposizione, tale da poter essere utilizzata in modo proporzionale alla gravità e alle violenze messe in atto dai professionisti del disordine contro gli Operatori di polizia e le Istituzioni democratiche.

Ciò costituirebbe un indispensabile deterrente nei confronti dei facinorosi che cercano lo scontro fisico approfittando, nel corpo a corpo, del vantaggio numerico e, nella distanza, della capacità di poter colpire le Forze di Polizia con ogni tipo di corpo contundente.

Nei vari teatri della contestazione, così come nelle manifestazioni di piazza ormai si impongono soggetti che mostrano di possedere strumenti, tecniche, modalità, tattiche di guerriglia basate su “parole d’ordine” diffuse tramite il web, i social network o attraverso la rete satellitare dei telefoni mobili.

Il contrasto di questi promotori non può più affidarsi alle sole cariche di alleggerimento ed all’uso dei lacrimogeni, sparati con i lanciagranate da 40 mm, che vengono puntualmente rilanciati contro gli agenti come boomerang, tanto che proprio le Forze dell’Ordine finiscono per subirne gli effetti.

Le condizioni di pericolo, la consapevolezza di non poter controllare gli eventi connessa alla scarsità dei mezzi e delle forze impiegate nelle manifestazioni, sono fattori stressanti che negli scontri e nelle azioni di dispersione della folla violenta possono generare in alcuni operatori delle Forze dell’Ordine comportamenti che oltrepassano i confini dell’etica professionale rispetto alla funzione istituzionale, per reazione alle violenze subite.

Gli studi condotti sullo stress da ordine pubblico dimostrano che quanto meno un evento è controllabile tanto più verrà vissuto come logorante nelle reazioni emotivo-comportamentali.

Al fine di ridurre il senso di isolamento che può indurre atteggiamenti, azioni devianti e abusi, vanno create le condizioni, attraverso strumenti tecnologici e normativi, nelle quali l’agente impiegato in ordine pubblico si senta realmente tutelato in un contesto di legalità, con la standardizzazione di protocolli di comportamento, di codici di condotta in grado di guidare l’operatore di polizia, fissando delle chiare ed inequivocabili regole d’ingaggio.

Di fronte all’onda d’urto dei manifestanti e alle armi generalmente utilizzate dai facinorosi, gli strumenti di difesa, a cominciare dagli sfollagente di gomma, si rivelano inadatti a sortire effetti deterrenti e inadeguati a proteggere il personale dai colpi di bastone o di spranga.

Necessitano strumenti di difesa che consentano di fronteggiare molte situazioni di ordine pubblico, limitando il contatto fisico tra polizia e dimostranti.

Abbiamo bisogno di strumenti di difesa passiva, con uniformi ed accessori paracolpi adeguatamente strutturati per la protezione degli operatori e per la sicurezza dei servizi.

Fondine interne per la custodia della pistola che garantirebbero maggiore sicurezza all’Operatore e preservarlo da tentativi di sottrazione dell’arma.

Vanno sviluppate tecnologie che, nelle fasi più concitate, siano in grado di garantire continuità e qualità delle comunicazioni radio, oggi affidate a vecchie radio portatili, ingombranti, pesanti e di ostacolo alla mobilità di chi deve intervenire nei momenti di scontro.

Estremamente apprezzato l’utilizzo di microtelecamere, per documentare interventi di ordine pubblico o altre azioni operative particolarmente sensibili ed a rischio, al fine sia di documentare i fatti con obiettività, evitando riprese parziali o mistificatorie, sia di predisporre prove inconfutabili per l’Autorità Giudiziaria, a tutela degli operatori della sicurezza, a garanzia di chi manifesta, a difesa della verità, spesso faziosamente alterata per l’eccesso di mediatizzazione degli eventi, della loro spettacolarizzazione, che spesso, in questi anni, ha scelto arbitrariamente tra buoni e cattivi, condannando le forze dell’ordine a stereotipi superati nella realtà.

Preg.mo sig. Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, il SIC-Sindacato Indipendente Carabinieri chiede il suo autorevole intervento presso le Autotità Governative perché vangano:

emanate precise ed inequivocabili regole d’ingaggio per gli Operatori di polizia chiamati a    fronteggiare le rivolte di piazza;

stanziati i fondi necessari per il potenziamento degli organici delle Forze dell’Ordine;

organizzato, con cadenza periodica, i corsi di riqualificazione di tutto il personale che debba intervenire nei servizi di ordine pubblico.

Colgo l’occasione per formulare un deferente saluto.

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Criminalità urbana a livelli inaccettabili. Il SIC chiede interventi urgenti a tutela delle Forze di Polizia e dei cittadini. Lettera al Ministro della Difresa

Fluminimaggiore, 2 Maggio 2024

AL.SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto

e p.c.

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Criminalità urbana a livelli inaccettabili.
Il SIC chiede interventi urgenti a tutela delle Forze di Polizia e dei cittadini.

Pregiatissimo Signor Ministro, nella giornata del 1° Maggio 2024, a Tor Bella Monaca, periferia di Roma, durante un arresto per droga di un 19enne egiziano, Militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia
di Finanza sono stati accerchiati ed aggrediti da un gruppo di extracomunitari intervenuti perché richiamati dal giovane arrestato.
Le periferie urbane delle città italiane sono divenute terre di frontiera per spacciatori e criminali di qualsiasi estrazione sociale.
Lo spaccio di droga viene gestito da organizzazioni criminali multietniche.
La fotografia della criminalità nelle città italiane è decisamente poco confortante, e per alcuni aspetti sorprendente.
Roma si posiziona tra i primi posti in classifica per indice di “insicurezza”, insieme ad altre metropoli delle regioni italiani.
La percezione di insicurezza è altissima in tutte le sue zone.
Una criminalità dilagante e spietata che ha preso possesso delle zone periferiche, rendendole terra di nessuno, un vero “Far West”.
Territori urbani in cui l’illegalità ha messo radici e in cui la violenza sovrasta ogni regola di convivenza.
Non possiamo assistere inermi ed accettare questo crescente degrado e stato di abbandono.
In una Nazione civile ed evoluta, la Sicurezza dei cittadini è priorità assoluta.
Bisogna attivare urgenti misure a tutela e a supporto delle Forze dell’Ordine, che ormai sono stremate e prive dei giusti mezzi e delle giuste tutele per continuare a garantire protezione ai cittadini.
Il SIC-Sindacato Indipendente Carabinieri, nel condannare fermamente ogni aggressione in danno delle Forze di polizia, chiede a Lei, Signor Ministro della Difesa, di intervenire presso le Autorità Governative per l’attivazione di misure straordinarie, per ristabilire l’ordine e la Sicurezza in tutte le città italiane.
Tra le misure urgenti ed indifferibili segnaliamo quella del ripianamento degli organici delle Forze di Polizia e la dotazione di equipaggiamenti e di automezzi blindati che assicurino l’incolumità dei Servitori dello Stato chiamati ad intervenire in aree urbane ad alto indice di criminalità.
L’attuale impianto normativo deve essere rivisto in relazione alla recrudescenza di fenomeni criminali che destabilizzano la sicurezza interna della nostra Nazione.
“Lex est recta ratio imperandi atque prohibendi.
Leges bonae ex malis moribus procreantur”.
_”La legge è il giusto criterio di comandare e di proibire.
Le buone leggi nascono talvolta dai cattivi costumi.”_

La presente mi consente di rivolgere un deferente saluto.

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Orario di servizio e periodo di riposo per i Militari dell’Arma dei Carabinieri. Il SIC segnala al Comandante Generale disparità di trattamento nei Reparti

Fluminimaggiore, 26 aprile 2024

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen C.A. Teo Luzi

ROMA

 

Oggetto: Orario di servizio e periodo di riposo per i Militari dell’Arma dei Carabinieri.
Il SIC segnala disparità di trattamento nei Reparti.

Nell’esclusivo interesse di tutelare i diritti dei propri iscritti e di migliorarne le condizione lavorative, in un clima di leale e fattiva collaborazione, il SIC segnala a Lei, Sig. Comandante Generale, le seguenti criticità che si registrano in molti Reparti della territoriale che determinano l’insorgere di malumore e di disparità di trattamento.

In molti Reparti non vengono osservate le direttive che disciplinano l’orario di servizio e la fruizione dri necessari periodi di riposo.

La Circolare del Ministero dell’Interno nr. 557/RS011113/0461 dell’8 marzo 2010 chiarisce che per orario di servizio si intende il periodo di tempo giornaliero necessario ad assicurare la funzionalità degli uffici centrali e periferici del Dipartimento della pubblica sicurezza. Per orario di lavoro si intende il periodo di tempo giornaliero durante il quale ciascun dipendente assicura la prestazione lavorativa nel rispetto delle norme contrattuali.

Negli anni sono stati promulgati Decreti Presidenziali che recepivano gli accordi sindacali riguardanti il personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile (Polizia di Stato e Corpo di Polizia Penitenziaria) che i provvedimenti di concertazione riguardanti le Forze di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e Corpo della Guardia di Finanza), sottolineando l’uguaglianza della normativa che generava l’indirizzo economico–sociale e lavorativo dei lavoratori impiegati nel comparto Sicurezza.

Il quadro normativo che modella l’orario di lavoro, la retribuzione, la sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro, trae origine dalle medesime norme che di fatto regolano la materia.

La circolare in questione, seppure indirizzata a tutte le Gerarchie affini alla Polizia di Stato, deve ricadere su tutte le altre forze di Polizia, di estrazione civile e militare.

La programmazione dei servizi, oltre ad indicare l’orario di lavoro giornaliero dei singoli Militari per l’effettuazione dell’orario d’obbligo settimanale, deve comprendere la giornata in cui, in quella settimana, il dipendente effettuerà il turno di
riposo settimanale, i turni di reperibilità, i recuperi riposo, i riposi compensativi, il giorno libero dal servizio, le aspettative, i congedi straordinari e ordinari.

La programmazione deve tenere conto dei seguenti criteri:
* dopo il riposo settimanale non può effettuarsi il turno ricadente nella fascia oraria 00-07;
* tra un turno e l’altro devono intercorrere non meno di 11 ore.

Il personale che fruisce di riposo settimanale o di un periodo di congedo ordinario di durata non inferiore a 6 giorni, non può essere impiegato, nella giornata precedente a quella del riposo o del congedo ordinario, nei turni 19-24.

Il personale nella giornata di rientro da un periodo di congedo ordinario di durata non inferiore a 6 giorni o dal congedo straordinario non può essere impiegato nel turno 00,00/07,00.

Nei casi in cui il personale impiegato stabilmente nei servizi non continuativi debba essere impiegato, per particolari ed improrogabili esigenze di servizio, in servizi continuativi ovvero in servizi di ordine pubblico restano salvi i seguenti criteri:

– Impiego preferibilmente di personale che, secondo la pianificazione settimanale, non avrebbe dovuto effettuare il rientro nella medesima giornata;

– non impiego di personale che abbia precedentemente effettuato servizio nella fascia 14:00/20:00;

– non impiego nel turno 00:00/07:00 del personale che rientra dal congedo ordinario ovvero straordinario.

L’orario flessibile è applicabile nei servizi non continuativi con esclusione dei servizi esterni di controllo del territorio.

I dirigenti responsabili degli uffici dispongono, su richiesta scritta e motivata del dipendente, l’applicazione dell’orario flessibile.
L’eventuale provvedimento di diniego deve essere adeguatamente motivato.
La flessibilità deve essere programmata settimanalmente e può essere prevista: anticipando o posticipando l’orario di entrata o l’orario di uscita di 30 o 60 minuti per ciascun turno.

Per cambio turno si intende la modifica dell’orario di lavoro previsto dalla programmazione settimanale disposta successivamente alla programmazione stessa.
La modifica dei turni previsti può essere disposta:

– su richiesta scritta e motivata del personale interessato. L’eventuale diniego deve essere motivato per iscritto.

– d’ufficio per particolari e motivate esigenze di servizio motivate e per non più di una volta la settimana per ogni dipendente, con criteri di rotazione e, comunque, nel limite massimo della pianificazione dei cambi turno annualmente stabilita per ogni Ufficio dal Dipartimento della pubblica sicurezza.

– Il cambio del turno relativamente ai quadranti notturni può essere disposto solo in caso di assoluta necessità e, comunque, non più di una volta al mese;

– Il personale che abbia compiuto 50 anni di età, ovvero con un’anzianità di servizio di almeno 30 anni, impiegato nei servizi esterni, può chiedere di essere esonerato dai turni previsti nelle fasce serali e notturne.

In relazione all’impiego del personale, alcuni provvedimenti furono presi dalle rispettive amministrazioni per armonizzare le esigenze del personale con quelle del servizio.
Nella circolare del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri SM-Ufficio Legislazione nr. 183/66-236-2-2006 datata 26 febbraio 2009 si ribadiva il tempo che doveva trascorrere per l’impiego del personale alla fine del riposo settimanale ( sei ore ), con l’intento di garantire l’effettivo godimento del riposo settimanale. Tale assunto veniva ribadito nella Circolare del Comando Generale dell’Arma dei carabinieri nr. 548/243-178-1-1950 dell’11/02/2008, nella quale si specificava altresì, che per i servizi H24, la successione dei turni comportasse, in coincidenza con il riposo settimanale, un intervallo di 60 ore complessive tra l’ultimo turno prestato e quello successivo.
Oltre all’esigenza di beneficiare appieno della giornata di riposo, bisogna ricordare che il riposo deve essere considerato parte integrante del servizio, in quanto subordinato ad esso, pertanto, valutando la distanza che deve intercorrere fra un servizio e l’altro, il militare non può essere impiegato in un turno notturno alla scadenza del giorno di riposo.

Per quanto riguarda il cumulo dei riposi che dovevano essere calcolati per un massimo di giorni tre, che sarebbe diventata licenza
breve, si deve considerare quanto innovato dall’ultima Circolare del Comando Generale nr. 90/277-1962 del 30 aprile 2015 che riepiloga la disposizione vigente e stabilisce la possibilità di fruire dei due riposi delle settimane che si susseguono, a cui poter ulteriormente cumulare i riposi settimanali non fruiti da recuperare entro le 4 settimane successive, a cui poter ulteriormente accumulare i riposi festivi infrasettimanali non fruiti, a cui poter ulteriormente aggiungere fino a tre recuperi compensativi, le ore di lavoro straordinario non remunerate, da avere in pagamento accumulato o da poter recuperare.
A quanto anzidetto si può aggiungere la licenza ordinaria o straordinaria.

In sostanza,
nessun limite reale al cumulo dei riposi di vario genere.
Infine, qualora il Carabiniere fosse impiegato nella fascia orario 22-24 del giorno precedente al riposo programmato, quest’ultimo può avere la facoltà di non fruire del riposo e poterlo riprogrammare in un altra giornata.

In molti Comandi Stazione, vengono disposti turni giornalieri di servizio di 8 ore senza che ricorrano improcrastinabili ed indifferibili esigenze di servizio.
Molti militati fruiscono del riposo settimanale dopo avere terminato il turno di servizio alle 24:00.
Tanti militari, al termine della fruizione del riposo settimanale o della licenza, vengono impiegati immediatamente nel turno 00:00 – 06:00, senza soluzione di continuità.
Tanti sono i Carabinieri che smontano alle ore 20:00 e vengono nuovamente impiegati nel turno notturno 00:00 – 06:00, senza il necessario stacco che consenta loro il recupero delle energie psicofisiche.

Siamo certi che Lei, Sig. Comandante Generale, interverrà con la necessaria autorevolezza per la tempestiva risoluzione delle criticità segnalate.

Colgo l’occasione per formulare distinti saluti.

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Stipendi ed indennità accessorie dei Carabinieri ai limiti della sopravvivenza. Il SIC scrive al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

 Fluminimaggiore, 08.04.2024

 

 AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo LUZI

 

Oggetto: Stipendi ed indennità accessorie dei Carabinieri ai limiti della sopravvivenza e al di sotto dei valori parametrali convenzionali di altre categorie di lavoratori pubblici e privati.
Il SIC chiede un trattamento economico dignitoso per i Servitori dello Stato.

Preg.mo Signor Comandante Generale,

gli stipendi e le indennità accessorie per i Carabinieri sono al di sotto dei parametri stipendiali convenzionali di altre categorie di lavoratori pubblici e privati.

In attesa delle determinazioni che verranno assunte nel prossimo tavolo della Funzione Pubblica per la contrattazione degli emolumenti principali ed accessori del personale del Comparto Difesa e Sicurezza, il SIC vuole sottoporre all’attenzione di Lei, sig. Comandante Generale, la problematica relativa agli importi fissi indicati  nell’indennità accessoria dello straordinario che non hanno avuto variazioni proporzionali all’innalzamento, ormai insostenibile, dei costi della vita.

È risaputo, infatti, che,  a differenza degli altri Comparti Pubblici, quello del Comparto Difesa e Sicurezza risente maggiormente il gravame della pressione socio-economica in ragione degli stringenti vincoli imposti dallo stato giuridico dei suoi appartenenti.

Per fare solo un esempio, un Carabiniere svolge la propria attività lontano da ambienti familiari e originari, soffrendo più  di chiunque altro il peso di balzelli ed oneri relativi all’abitazione e all’assistenza familiare.

Per entrare nel concreto, gran parte dello stipendio del Carabiniere viene assorbito da affitti, utenze, spese scolastiche per i figli quando necessitate da ambienti ostili, spese di ricongiungimento a familiari e/o a coniuge, risultando inefficace il potere stipendiale attualmente percepito.

Anche le indennità accessorie che dovrebbero risultare di supporto non permettono un miglioramento della qualità socio-economica che l’appartenente alle Forze dell’Ordine deve fronteggiare, chiamato, più di ogni altro, al rispetto delle regole di civile convivenza.

L’istituto dello straordinario è stato introdotto nel 1990, stabilendo il diritto al recupero compensativo, ovvero al compenso in denaro, per le prestazioni rese in eccedenza rispetto all’orario di lavoro settimanale. Successivamente nel 2002 le nuove norme hanno stabilito che il compenso in denaro è la forma prioritaria di remunerazione rispetto al recupero compensativo.

Per ottenere il compenso in denaro, è necessario che:

– sia stata effettivamente resa la prestazione straordinaria;

– ci siano le disponibilità finanziarie;

– che non si superi il monte-ore annuo retribuibile.

Di contro, gli importi relativi alla ripartizione del lavoro prestato in regime straordinario risultano ancorati a parametri ormai desueti, di modo che  la remunerazione di un’ ora di lavoro straordinario risulta inferiore alla prestazione oraria percepita in altri Comparti Pubblici.

Ogni considerazione  al riguardo appare superflua e contraddittoria rispetto alla decantata rilevanza che l’Autorità Politica conferisce alle mansioni e alle prestazioni riconosciute al Comparto Difesa e Sicurezza.

Purtroppo, “i riconoscimenti non sfamano nessuno” .

Allo stato attuale, il Carabiniere percepisce, netto alla mano, euro 6,20 circa per un’ora di straordinario.

Non è più ammissibile tergiversare sui miglioramenti economici, ove si consideri che la professionalità del Carabiniere deve essere riconosciuta economicamente anche al fine di salvaguardare derive corruttive o ancor meno di rifiuto delle proprie responsabilità a cui oggigiorno la Società espone i Pubblici Ufficiali.

Il lavoro delle Forze di Polizia è particolarmente gravoso.

Succede spesso che occorra rimanere in servizio per fronteggiare una emergenza.

Il lavoro straordinario viene remunerato con un indennità che compensa il disagio di lavorare e quindi di stare lontani dalla famiglia oltre i limiti ritenuti “normali”.

Secondo quando previsto dalla normativa generale vigente (in particolare dall’art. 2108 del Codice civile, dall’art. 5 del D.lgs. n. 66/2003 e dall’art. 63 della Legge n. 121/1981) il lavoro straordinario deve essere autorizzato/disposto solo in presenza di condizioni che lo rendono effettivamente necessario e va remunerato con una maggiorazione della retribuzione di base.

Purtroppo, il lavoro straordinario nelle Forze di Polizia segue regole specifiche, rispetto al resto del lavoro pubblico e privato ed il Carabiniere non può sottrarsi all’obbligo di effettuare tale tipologia di prestazione.

Il personale presta sistematicamente e per lunghi periodi lavoro straordinario oltre i limiti e in assenza di risorse suppletive.

L’attuale scenario geopolitico internazionale consentirebbe di attingere legittimamente le risorse necessarie per i miglioramenti economici di specie dai fondi del PNRR ovvero da altri individuabili tra quelli a cui la Comunità Europea affida gli obiettivi di miglioramento della percezione di sicurezza dei cittadini.

Il SIC, nell’esclusivo interesse di tutelare i diritti ed il benessere dei propri Associati, in un clima di leale e fattiva collaborazione, chiede a Lei, sig. Comandante Generale, di farsi promotore presso l’Autorità Governativa delle suesposte doglianze, sollecitando adeguati proponimenti risolutivi, per non calpestare oltremodo  la dignità  ed il decoro dei Carabinieri che Lei autorevolmente rappresenta.

La presente mi consente di rivolgerLe un deferente saluto.

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Consultazioni elettorali anno 2024. Idoneità degli immobili individuati per ospitare i Carabinieri impiegati nella vigilanza fissa. Lettera al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

SIC/CG3-2024 Fluminimaggiore, 19.02.204

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo LUZI

OGGETTO: Consultazioni elettorali anno 2024. Idoneità degli immobili individuati per ospitare i Carabinieri impiegati nella vigilanza fissa.

Al solo fine di tutelare il benessere dei nostri Associati, in un clima di leale e fattiva collaborazione, segnaliamo le seguenti criticità.

In vista delle prossime consultazioni elettorali che interessano le regioni Sardegna, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Piemonte, si chiede a Lei sig. Comandante Generale di sensibilizzare i Comandanti delle Legioni affinché si adoperino per assicurare decorose condizioni lavorative ai Militari impiegati nella vigilanza fissa degli immobili individuati per le operazioni di voto.

Il Ministero dell’Interno, nella scheda allegata, ha tracciato le linee guida per l’individuazione di immobili da destinare al funzionamento dei seggi elettorali, in alternativa all’ordinario utilizzo di strutture scolastiche.
Il documento indica i requisiti che devono essere osservati per la costituzione della “sala delle elezioni” (cioè dei locali all’interno dei quali sono costituiti i seggi) e per l’individuazione dei fabbricati che ospitano i seggi, allo scopo di assicurare un agevole accesso e deflusso degli elettori, l’adeguato allestimento delle cabine e la vigilanza da parte delle Forze dell’ordine.

Attualmente, sul territorio nazionale l’88% dei 61.562 seggi elettorali si trova all’interno di edifici scolastici. In particolare, sono edifici destinati alla didattica il 75% circa dei fabbricati che ospitano uno o più seggi.
Con il documento in premessa, il Ministero dell’Interno ha dato impulso alle iniziative avviate in occasione delle recenti consultazioni elettorali, con lo spostamento in sedi diverse dagli edifici scolatici di 1.464 sezioni elettorali distribuite in 471 comuni.
Lo spostamento si è reso necessario ed indifferibile per assicurare lo svolgimento delle operazioni di voto in edifici che hanno garantito ottimali livelli di sicurezza ed adeguate condizioni igienico-sanitarie.

In via esemplificativa sono stati indicati alcuni tipi di edifici che potrebbero ospitare sezioni elettorali, rispetto ai quali i comuni interessati dovranno verificare l’idoneità e il rispetto dei requisiti indicati nel documento stesso.
Questi edifici sono, per esempio, uffici comunali e sale consiliari; biblioteche e sale di lettura; palestre e impianti sportivi, comprese le palestre scolastiche, se il loro uso come seggio non impedisca l’attività didattica.
Altri fabbricati indicati possono essere centri e impianti polifunzionali; circoli ricreativi e sportivi; locali dopolavoristici; spazi espositivi e fieristici; ludoteche; ambulatori e altre strutture non più ad uso sanitario o spazi non più adibiti a mercati coperti.

Nel corso delle pregresse consultazioni si sono registrate numerose criticità per quanto attiene l’idoneità e la salubrità dei locali destinati al soggiorno temporaneo dei Militari impegnati nel delicato servizio di vigilanza fissa.
In particolare sono state segnalate gravi carenze, sotto il profilo igienico- sanitario, dei bagni che risultavano essere privi di acqua calda, bidè e di doccia.
In alcuni seggi risultava esservi un solo bagno che veniva utilizzato in modo promiscuo dai Militari e da tutte le persone che, a vario titolo, accedevano alle Sezioni elettorali.
In taluni casi, gli effetti letterecci risultavano inesistenti o vetusti o in numero non adeguato alla Forza Pubblica destinata a soggiornare nell’edificio individuato per le operazioni elettorali.

È inaccettabile che più Militari debbano, alternandosi, utilizzare il medesimo letto e lenzuola quando fruiscono dei periodi di riposo per il necessario recupero delle energie psicofisiche.

Siamo certi che il Suo autorevole intervento porterà alla risoluzione delle doglianze indicate, garantendo ai nostri Associati il necessario benessere ed ottimali condizioni lavorative che riducano i disagi derivanti da un servizio prolungato e gravoso quale è quello della vigilanza fissa al seggio elettorale.

La presente mi consente di rivolgerLe ossequiosi saluti.

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Rivolta contro i Carabinieri nel Cpr di Roma. Il SIC scrive al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

Fluminimaggiore, 05.02.2024


AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo LUZI

 

 

 

OGGETTO: Rivolta contro i Carabinieri nel Cpr di Roma

 

Nelle prime ore della mattinata di ieri, un ventiduenne, originario della Guinea, si è tolto la vita con un lenzuolo annodato a un cancello del Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, a Roma.

Il ritrovamento del cadavere da parte di altri migranti ha fatto esplodere una rivolta tra gli ospiti.

Tanta la disperazione e la rabbia nel Cpr.

Grate e porte divelte, sassi e oggetti vari contro i Carabinieri e gli Agenti della Polizia di Stato.

Alla notizia dell’ennesimo suicidio si è scatenata una guerra fra una settantina di migranti e le Forze dell’ordine.

Un Sottufficiale dell’Esercito, ferito seriamente dal lancio di una pietra, è stato trasportato all’Aurelia Hospital.

Sei Carabinieri sono rimasti contusi.

Gli scontri sono proseguiti fino a sera con il tentativo di dare fuoco a una volante.

La rivolta è stata sedata a fatica e con il lancio dei lacrimogeni da parte degli Agenti del Reparto Mobile della Polizia di Stato in tenuta antisommossa.

Alla base delle proteste, il sovrannumero delle presenze e le precarie  condizioni igienico-sanitarie dovute anche ad una struttura  fatiscente che non è in grado di accogliere un numero così elevato di migranti e di garantire sicurezza agli Operatori di Polizia impegnati nel servizio di ordine pubblico.

La tensione ed i disordini verificatisi nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma, spingono questa APCSM a richiedere a Lei, sig. Comandante Generale, il suo intervento per garantire migliori condizioni di lavoro per i Carabinieri impiegati nei Cpr d’Italia.

La sicurezza e l’incolumità dei Carabinieri devono essere garantite con assoluta priorità.

Non è ammissibile che le strutture individuate quali Cpr non riuniscano i requisiti minimi di sicurezza e di salubrità per garantire l’incolumità degli Operatori di polizia e condizioni decorose di vivibilità per gli stessi Operatori e per i migranti ospiti.

Occorre individuare con estrema urgenza idonee strutture che favoriscano migliori condizioni di convivenza tra i migranti.

Strutture dotate di sistemi di sicurezza passiva in grado di garantire l’incolumità dei Servitori dello Stato.

L’ennesima rivolta in un Cpr mette in discussione l’Apparato Sicurezza e, segnatamente, la congruità del personale impiegato nei vari servizi per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.

In più occasioni, il Sindacato Indipendente Carabinieri ha chiesto l’immediato ripianamento degli organici delle Forze di Polizia.

Il SIC non smetterà di chiedere l’attuazione di ogni provvedimento idoneo a tutelare la sicurezza e l’incolumità dei propri Associati e migliori condizioni lavorative che accrescano lo stato di benessere dei propri iscritti.

Siamo fiduciosi nel suo autorevole  intervento presso le competenti Autorità governative per la tempestiva risoluzione delle criticità segnalate.

La presente mi consente di formularLe un deferente saluto.

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ROS, un’eccellenza dell’Arma dei Carabinieri. Necessario definire una indennità che ne riconosca e ne valorizzi la preparazione, la specializzazione e gli ineguagliabili risultati operativi conseguiti

Il SIC – Sindacato Indipendente Carabinieri, ha scritto al Ministro della Difesa e al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri evidenziando la sperequazione di trattamento economico che affligge una delle punte di diamante dell’Arma, ovvero i Reparti Operativi Speciali.
Il personale del ROS possiede una altissima professionalità info-investigativa, frutto di progressiva esperienza maturata in delicati ambiti criminali, ed ha conseguito negli anni risultati di portata storica, spesso a costo di alti sacrifici personali.
Un valore a cui fino ad oggi, a differenza di altri reparti, non viene attribuito un opportuno riconoscimento in termini di emolumenti.

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