Non siamo noi i delinquenti in questo Paese

Le cronache giudiziarie offrono, quotidianamente, una visiona chiara della ineluttabile realtà che sta vivendo il nostro Paese.
Un messaggio distorto del vivere sociale in cui prevale la legge del più forte nella giungla quotidiana delle nostre metropoli.

Chi delinque non viene perseguito e questo decadimento della giustizia ha irreversibilmente provocato l’esponenziale aumento dei reati predatori e violenti.
La strumentalizzazione mediatica indebolisce l’ordinamento giudiziario.

Le Forze di Polizia stanno subendo continue vessazioni mediatico-giudiziarie che influiscono negativamente le valutazioni che l’Operatore di Polizia deve assumersi ogniqualvolta è chiamato ad intervenire per ripristinare la legalità.

Variabili che ad oggi vedono coinvolti esclusivamente le Forze di Polizia che, non dimentichiamolo, costituiscono uno dei poteri esecutivi dello Stato Italiano con impieghi di contrasto alla criminialità di ogni genere.
Siamo certi che alcuni orientamenti preferirebbero un morto o ferito tra le nostre fila, mirando ad interpretare battipetti scenografici ai fini mediatici ma di cui non percepirebbero alcun dolore, ma questo Sindacato è ormai stanco di dover rincorrere attenzioni politiche volte ad ottenere un lecito riconoscimento operativo giudiziario efficace al sereno contrasto alla delinquenza.

Stranamente ancora oggi, assistiamo a vere persecuzioni giudiziarie nei confronti dei Colleghi per ignote finalità, a nostro parere diverse dall’importante contrasto alla delinquenza.
Tutto ciò rende particolarmente difficile e talvolta impossibile, affrontare determinati organizzazioni a discapito delle persone perbene che vedono l’insediarsi dell’arroganza delinquenziale ovunque, senza però subIre importanti azioni giudiziarie serie ed efficaci.

Probabilmente chi di dovere sottovaluta gravemente ciò che sta accadendo alla gente comune che non ha più vita facile in questa società sempre più in balìa della delinquenza di ogni tipo. Una situazione di fatto che sfocerebbe in una conseguenziale e pericolosa giustizia privata.
Tutte le Forze di Polizia continueranno ad adempiere al proprio dovere istituzionale con impagabile sacrificio ma è umanamente comprensibile che questa situazione possa provocare incertezze operative che potrebbero sfociare in gravi episodi.

Un appartenente alle Forze di Polizia ha il sacrosanto diritto a non vedersi distruggere la propria vita personale, familiare, economica e di carriera, esclusivamente perchè vuole assicurare un delinquente alla giustizia.

Spesso ci si interroga sul valore che ci viene attribuito dai cosiddetti grandi di questo Paese e quasi sempre non sfugge la sensazione che per seguire un’ideologico e pericoloso orientamento un Carabiniere o Poliziotto morto e/o ferito costituisce un sacrificio da potersi permettere.
Un sacrificio invece che costituisce una grave perdita per i familiari di quel Collega troppo importante ed essenziale per immolarlo ad un ideale che però ne calpesta il credo con il proprio quotidiano ed irrispettoso interessamento mediatico giudiziario.

Ognuno di Noi è stanco delle false vicinanze mostrate soltanto sui media perchè in realtà, quando vengono spenti i riflettori di quel palcoscenico Noi Forze di Polizia restiamo sempre soli con la nostra sempre più difficile professione.

La sicurezza è divenuta ormai un rarissimo lusso di cui tutti, indistintamente, devono poterne godere, perché ricordiamolo, non solo per enfatiche citazioni, la Costituzione riconosce a chiunque un’eguaglianza che esula dalla propria appartenenza sociale.
E’ inspiegabile quanto avviene in determinati Uffici che riconoscono pieni diritti ai delinquenti privandoli alle vittime di reato o a chi rischia la propria preziosissima vita affinché quella degli altri possa goderne una serena e sicura.

Un grande maestro di vecchi e saldi principi civici, nei suoi insegnamenti, faceva osservare che per comprendere le conseguenze delle proprie azioni ci si dovrebbe collocare dalla parte di chi ne è destinatario.

I tempi sono notevolmente maturi a porre l’attenzione agl’infiniti messaggi di impunità giudiziaria che la becera delinquenza sta interpretando come conquista sociale. Questa pericolosa condizione diventa un proclama di libertà criminale già di loro motivate da irragionevole arrogante grandezza.
Un’autovettura di servizio, che prima costituiva già un deterrente, oggi invece costituisce lo strumento per ingrandire la propria affermazione criminale nella scellerata condivisione mediatica di reels in cui si maltrattano o si affrontano pesantemente Colleghi in strada, mentre danneggiano caserme e vetture di servizio.

Ricordiamo che oltre alle Forze di Polizia anche altre figure di questo Paese hanno l’obbligo di evitare il compimento di ulteriori reati altrimenti saranno ugualmente responsabili delle gravi conseguenze che si stanno palesando alle porte di questo pericolosissima escalation di inaudita violenza.

Non lasciamo alto il senso di impunità giudiziaria riconoscendo diritti al delinquente e privandoli a chi intende assicurarli alle sapienti mani della giustizia perchè costituirà delirante onnipotenza criminale.

Probabilmente in questa Babilonia di contrapposti orientamenti a qualcuno sfugge un particolare che non è assolutamente da sottovalutare ovvero che “non sono le Forze di Polizia i delinquenti in questo Paese”.

Il Segretario generale Regionale SIC Lazio
Antonio De Prizio

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Attentato incendiario alla Caserma CC di Borgo San Lorenzo (FI), ennesimo vile attacco allo Stato

Nel corso della notte del 13 gennaio è stato perpetrato un ennesimo ed inaccettabile atto di violenza contro lo Stato.

L’attentato incendiario, che ha gravemente danneggiato il portone della caserma della Compagnia dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo (Firenze), è il risultato di una campagna di promozione di odio che sta alimentando gli innumerevoli atti di violenza contro chi ogni giorno lavora con dedizione e sacrificio per proteggere i cittadini.

Questo gesto vergognoso, che non può trovare alcuna giustificazione, è un attacco non solo alle Forze dell’Ordine ma al principio stesso di legalità che regge il nostro Paese.

Condanniamo con forza questo atto vile ribadendo che i nostri Carabinieri sono da sempre vicini a tutte le comunità del nostro Paese e rappresentano un baluardo imprescindibile per la tutela della legalità e della sicurezza in Italia.

I Presidi SONO una garanzia di sicurezza e giustizia per proteggere i cittadini.
A tutti i Carabinieri che quotidianamente vi sono impegnati, va il nostro ringraziamento ed il nostro sostegno.

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Carabinieri aggrediti ad Atripalda (AV): “Basta violenza contro le Forze dell’Ordine, bisogna difendere chi difende”

Il Sindacato Indipendente Carabinieri esprime piena solidarietà e vicinanza ai due militari dell’Arma brutalmente aggrediti ad Atripalda (AV) durante l’espletamento del loro dovere.

Questo ennesimo episodio di violenza contro chi lavora quotidianamente per garantire la Sicurezza dei cittadini è inaccettabile e rappresenta un grave segnale di mancanza di rispetto verso lo Stato e le sue Istituzioni.

Questa vile aggressione non è un fatto isolato, ma si inserisce in una preoccupante escalation di episodi analoghi, che mettono in discussione la serenità e la sicurezza di chi, con dedizione e sacrificio, presta servizio per la collettività. Non possiamo più permettere che le donne e gli uomini in divisa siano lasciati soli, vittime di un sistema normativo che non offre adeguata protezione a chi indossa con orgoglio l’uniforme.

Facciamo appello ai vertici dell’Arma e alle autorità politiche affinché si intervenga immediatamente con misure concrete e incisive.

In particolare, auspichiamo la rapida approvazione del Ddl Sicurezza per:

  • garantire pene più severe per chi si rende protagonista di aggressioni ai danni delle Forze dell’Ordine;
  • fornire strumenti operativi e risorse adeguate per la sicurezza di tutti gli operatori di polizia;
  • introdurre norme che valorizzino e tutelino il lavoro di chi ogni giorno rischia la vita per proteggere i cittadini.

 

La sicurezza dei Carabinieri e di tutti gli Operatori di Polizia deve diventare una priorità nell’agenda politica nazionale. Chiediamo a tutti i cittadini di unirsi a noi in questa battaglia di civiltà: proteggere chi ci protegge è un dovere di tutti. Non possiamo più tollerare che episodi come quello di Atripalda si ripetano.

Massimiliano Monaco
Segretario Generale Regionale SIC Campania

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Roma, bombe carta contro le Forze dell’Ordine nel corso del corteo per Ramy. Otto agenti feriti, di cui uno al volto

Le manifestazioni di piazza stanno registrando, con una preoccupante frequenza, episodi di violenza in danno delle Forze dell’Ordine.

Ieri a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, un corteo di vicinanza per Ramy si è trasformato nell’ennesima guerriglia scatenata contro gli Operatori schierati a tutela dell’ordine pubblico.

I manifestanti hanno rovesciato alcuni cassonetti all’altezza di Piazza Immacolata, per poi scagliarsi contro gli Agenti lanciando fumogeni, bombe carta e oggetti contundenti.
A quel punto è scattata una carica di contenimento nel corso della quale otto Poliziotti hanno avuto la peggio poiché colpiti da bottiglie di vetro e petardi.

Tutto ciò è grave ed inaccettabile.

Le Forze dell’Ordine non possono continuare a subire aggressioni di tale inaudita violenza.
È necessario un intervento immediato e risolutivo da parte del Governo per arrestare questo fenomeno.

Perché scagliare bombe carta, transenne e segnali stradali contro le Forze dell’Ordine ed i loro mezzi non è solo una violenza contro chi quotidianamente è in strada per difendere la Democrazia e la Sicurezza dei Cittadini, ma è anche un ignobile attacco alle Istituzioni.

 

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L’ossessiva ricerca di visibilità ed il delirio di superiorità

In merito a recenti fatti accaduti a Milano, abbiamo letto su alcune testate giornalistiche dichiarazioni che ci lasciano basiti.
C’è chi si sostituisce ai Giudici e chi improvvisamente, senza alcun dettame, vuole dare lezione a chi sulla strada veramente rischia la vita.

“La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione” (Carl Rogers).

È più facile giudicare che comprendere l’altro.
Tutti giudichiamo per leggerezza, superficialità e per mille altri motivi.
La tentazione di stabilire dove stiano torto e ragione è sempre in agguato.
A questo mondo, molti credono di essere superiori agli altri e ogni giorno giudicano tutti dall’alto della loro arroganza, senza pensare e senza dati di fatto, basandosi così solo sui loro pregiudizi.

La dignità si materializza attraverso una particolare posizione dell’essere umano nei confronti dei propri simili.
La dignità si riferisce al valore intrinseco dell’esistenza umana che ogni uomo e ogni donna – in quanto persona – è consapevole di rappresentare nei propri principî morali, nella necessità di mantenerli per sé stesso e per gli altri e di tutelarli.

La ricerca ossessiva di visibilità in taluni soggetti ha oscurato il valore della dignità e dell’altruismo.

I media hanno trasformato la Giustizia in spettacolo, veicolando nelle nostre case notizie di indagini e processi attraverso giornali e telegiornali, salotti televisivi e talk show.
E non si tratta, purtroppo, solo di informazione o di cronaca giudiziaria, bensì di una rappresentazione spettacolarizzata dove la corretta descrizione dei fatti viene sacrificata all’impatto sull’audience.
Si dà vita in tal modo a una sorta di processo parallelo, incurante delle regole e delle garanzie individuali, facendo leva sull’indignazione morale del pubblico e generando scandali.

Nel tribunale mediatico il diritto rischia di rimanere imbrigliato nel giudizio dell’opinione pubblica, che trasforma automaticamente l’indagato in colpevole, negandogli il diritto alla presunzione d’innocenza, e travolgendo molti altri diritti fondamentali.

Questi sono gli «effetti perversi» di tali dinamiche sull’esito dei processi.

A causa di soggetti che si attribuiscono, senza averne titolo, le funzioni di Giudici, la Giustizia rischia di perdere autonomia e credibilità.

“Saepe aliquid iudicantes, opinione magis quam vera rei ipsius substantia rapiamur”. (Lucio Anneo Seneca)

“Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”. (Lucio Anneo Seneca)

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Il SIC rende omaggio alla bandiera italiana nella ricorrenza della sua nascita

Il tricolore italiano, quale bandiera nazionale, nasce a Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana decretò che si rendesse universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso, e che i reparti militari “italiani”, costituiti all’epoca per affiancare l’esercito di Bonaparte, avessero stendardi che riproponevano la medesima foggia.

I colori della bandiera hanno un valore semantico: il verde simboleggia i prati, il bianco le montagne innevate ed il rosso simboleggia il sangue, la sofferenza di tutte le persone che hanno inseguito il sogno della libertà e hanno combattuto per l’unità d’Italia.

Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia della nuova bandiera, che venne confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale.

Consacrato dalla nostra storia nazionale, con l’entrata in vigore della Costituzione, il Tricolore è diventato ufficialmente la bandiera della Repubblica e continua a sventolare, dal Nord al Sud, sulla vita del nostro Paese.

Il Tricolore racchiude l’identità culturale e storica di un Popolo ed è il vessillo indiscusso di una libertà conquistata con il sacrificio di molti e che racchiude le speranze e gli eroismi di un popolo.

Il SIC rende omaggio alla bandiera italiana che è il simbolo di un popolo la cui identità trae origine dai principi di fratellanza, uguaglianza e giustizia.

In questa giornata il SIC rivolge un sincero ringraziamento ai Carabinieri impegnati nei vari servizi d’istituto, ringraziandoli per l’incessante impegno a difesa dei cittadini e per la salvaguardia delle libere istituzioni.

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Italia sotto assedio. Escalation di violenza nelle metropoli

Il tema della sicurezza e della violenza nelle città italiane, da nord a sud, è divenuto argomento di attualità che desta grave allarme sociale.

Da mesi assistiamo ad un aumento esponenziale dei reati predatori mediante violenza e delle aggressioni in danno di inermi cittadini nelle aree pubbliche ed i dati Istat sulla percezione della Sicurezza dei cittadini in Italia sono emblematici della situazione.
Nonostante il sentimento di insicurezza sia in lieve diminuzione, donne, anziani e abitanti delle aree metropolitane continuano a sentirsi a rischio.

La gran parte dei reati commessi nelle metropoli, in particolare nelle aree periferiche, vengono operati da immigrati irregolari.

Gli stranieri irregolari sono coloro che non hanno più titolo a restare in Italia. Fra di essi ci sono i titolari di permessi di soggiorno non più in corso di validità, persone venute in Italia in esenzione di visto (o più spesso con visto turistico) e trattenutesi oltre il consentito, richiedenti asilo diniegati e inottemperanti all’ingiunzione di lasciare l’Italia, persone arrivate in Italia senza autorizzazione e trattenutesi anche se intimate di espulsione.
Il loro numero oscilla annualmente fra 400.000 e 600.000 unità.

In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad una escalation di inaudita violenza ad opera di cittadini extracomunitari.
Ricordiamo l’accoltellamento di quattro inermi cittadini nella città riminese di Villa Verucchio ad opera di un giovane extracomunitario egiziano, ucciso da un Carabiniere che era stato a sua volta aggredito dal giovane con un coltello.

In Abbiategrasso (VA), un Gruppo di extracomunitari ha sparato dei razzi pirotecnici contro l’autobotte dei Vigili del Fuoco impegnati nelle operazioni di spegnimento di un incendio.

Nella giornata di ieri, in un supermercato di Bergamo, una guardia particolare, intervenuta per sventare un furto, è stata uccisa da un extracomunitario che è stato rintracciato qualche ora dopo mentre tentava di oltrepassare il confine italiano per entrare in Svizzera.
Ciò a cui assistiamo non è più tollerabile.
Gli Operatori di Polizia non sono vittime sacrificali da offrire a chi crede di potere delinquere impunemente, diffondendo il terrore nelle città.

Il Governo deve garantire la Sicurezza dei cittadini e l’incolumità dei Servitori dello Stato attraverso una mirata azione di contrasto volta a non delegittimare l’operato delle Forze di Polizia.

Servono regole di ingaggio chiare ed univoche.
Chi aggredisce un Carabiniere aggredisce lo Stato e non la deve fare franca ma deve essere perseguito.

Occorre applicare con severità le norme, con la certezza della pena per chiunque si renda responsabile di condotte che espongono a grave pericolo l’incolumità dei cittadini e delle Forze di Polizia.

Una artificiosa strumentalizzazione degli accadimenti accresce il pericolo di gravi tumulti di piazza e una irreversibile decadenza dei valori sociali e del senso di giustizia.

Fluminimaggiore, 4 gennaio 2025

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Milano, in un video, offese al Paese e alle Forze dell’Ordine da parte di giovani extracomunitari. Pettineo (SIC): ‘Vergognoso e inaccettabile’

Milano, in un video, offese al Paese e alle Forze dell’Ordine da parte di giovani extracomunitari. Pettineo (SIC): ‘Vergognoso e inaccettabile’

Fluminimaggiore, 3 GEN – “È intollerabile quanto accaduto a Capodanno in Piazza del Duomo a Milano, dove giovani immigrati hanno realizzato un video, dileggiando la nostra Nazione e le sue Istituzioni.
Comportamenti irrispettosi, volutamente pubblicizzati attraverso i social network, che diffondono messaggi distorti e minano la pacifica convivenza dei cittadini”.
Lo dichiara Luigi Pettineo, Segretario Generale del Sindacato dei Carabinieri SIC, che prosegue: “Si tratta di messaggi di livore che alimentano l’odio e la conflittualità e che possono ingenerare gravi turbative alla Sicurezza e all’ordine pubblico.
L’integrazione deve essere voluta dal cittadino extracomunitario.
È inaccettabile che una Nazione ospitante, che offre accoglienza ed asilo, debba essere oggetto di provocazioni che innescano conflitti interraziali nelle città italiane e in particolare nelle periferie, con improvvise azioni di protesta con inaudita violenza e devastazione”.
E ancora: “Siamo stanchi di assistere a guerriglie urbane che disseminano danneggiamenti e terrore negli onesti cittadini.
E siamo stanchi di assistere a efferate aggressioni contro le Forze di Polizia.
Uno Stato senza regole non può esistere.
L’Italia non può tollerare ulteriormente comportamenti altamente lesivi del suo Ordine e del suo prestigio.
È necessario rivedere le politiche migratorie e valutare con attenzione la concessione di permessi di soggiorno a chi non vuole integrarsi e pensa che l’Italia sia terra di frontiera i cui si può liberamente delinquere e rimanere impuniti” – conclude.

La Segreteria Generale del SIC

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Villa Verucchio (RN), extracomunitario colpisce passanti con un coltello. Carabiniere spara e lo uccide. Grazie al coraggio del nostro collega, evitata una tragedia ancora più grande

Un Capodanno segnato dalla violenza e dal dramma quello che si è consumato ieri nel comune di Villa Verucchio, nel Riminese.
Poco prima della mezzanotte, un giovane extracomunitario di nazionalità egiziana, nel corso dei festeggiamenti di piazza, ha accoltellato in strada quattro persone.

Quando i Carabinieri intervenuti hanno tentato di fermarlo, l’aggressore si è scagliato anche contro uno dei Militari che, per difendersi, ha sparato, uccidendolo.

Il SIC esprime vicinanza al collega che ha dovuto far ricorso alla forza estrema per difendersi e per arrestare la furia omicida che ha trasformato una piazza in festa in un luogo di efferata violenza.

Il SIC chiede al sig. Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, di intervenire presso le Autorità Governative per l’adozione di norme più severe per arginare l’escalation di violenza nelle città italiane.

Al sig. Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, chiediamo di tutelare il nostro Collega da qualsivoglia strumentalizzazione mediatica e da provvedimenti non necessari, fornendogli massimo supporto.

Il SIC ringrazia tutti i Carabinieri che, anche in questi giorni di festa, con altissimo senso del dovere e profonda abnegazione, continuano a svolgere il proprio servizio in favore della Collettività.

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