Personale specializzato “ADDETTI AI SERVIZI DI PROTEZIONE” – Perplessità e considerazioni

Fluminimaggiore, 23 agosto 2024

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Personale specializzato “ADDETTI AI SERVIZI DI PROTEZIONE” – Perplessità e considerazioni.

Nell’ottica di fornire una leale e fattiva collaborazione e nell’esclusivo interesse di tutelare il benessere dei propri Associati, chiediamo che siano valutate favorevolmente le proposte a seguito rappresentate.

Per l’assolvimento dei delicati servizi di protezione, l’Arma dei Carabinieri ha impiegato, per la tutela e scorta a personalità, i Militari che prestano servizio nelle Aliquote/Nuclei Radiomobili e nei Nuclei Investigativi di Comando Provinciale, con profilo di impiego a “duplice incarico”.

Tanti giovani Carabinieri, appartenenti soprattutto al ruolo Ispettori hanno scelto di svolgere servizio nei “Reparti Speciali”, con evidenti ripercussioni negative per gli organici delle Stazioni e dei Nuclei/Aliquote Radiomobili, su cui grava l’oneroso compito di svolgere l’attività di controllo del territorio e in particolare il pronto intervento.

Negli ultimi avvicendamenti del personale Appuntati/Carabinieri presso le rappresentanze diplomatiche all’estero per l’anno 2023, numerosi Militari delle Aliquote/Nuclei Radiomobili, già in possesso della specializzazione per i servizi di Tutela e Protezione, sono stati inviati all’estero con ulteriore contrazione degli organici dell’Arma territoriale.

Questa ulteriore contrazione degli organici delle Aliquote/Nuclei Radiomobili ha evidenti ripercussioni sul controllo del territorio nazionale.

La copertura dei servizi di pronto intervento e del controllo del territorio viene devoluta sempre più spesso alle Stazioni Carabinieri, anch’esse già in forte carenza di personale e non adeguatamente equipaggiate.

Il duplice incarico genera malessere nei Militari che sono costretti a svolgere il servizio di pronto intervento e, nella stagione estiva o nei periodici di festività natalizie e pasquali, anche il servizio di tutela e scorta.

La scelta di impiegare personale non in possesso di specifica abilitazione, rende ancora più difficoltoso e rischioso il servizio di tutela e scorta.

L’impiego di personale non specializzato si registra particolarmente nel corso della stagione estiva.

È auspicabile l’intervento di alcune varianti sulle modalità di selezione dei candidati e segnatamente sui requisiti da possedere per il successivo impiego nella specializzazione come, peraltro, indicati nella Pubblicazione N-28 “Norme per l’addestramento ai Servizi di Protezione”.

Per incrementare il personale da specializzare per l’esecuzione dei servizi di tutela e scorta, si suggerisce di:

a. Innalzare il limite di età attualmente imposto di 43 anni.
L’efficienza psico-fisica è un parametro individuale, direttamente proporzionale ad uno stile di vita sano e dinamico.
Un individuo in buona salute potrebbe garantire la propria idoneità nello specifico servizio di tutela e scorta ben oltre i 43 anni fissati per la selezione, anche nella considerazione che, conseguita la specializzazione, il personale viene sottoposto a periodici cicli di ricondizionamento che ne assicurano l’effettiva efficienza fisica ed il mantenimento degli standard di sicurezza propri dell’incarico da assolvere;

b. Incrementare il numero dei soggetti in possesso della qualifica alla Guida Veloce/Guida Sicura d’Emergenza.
Considerate le mutevoli esigenze della particolare attività, sarebbe opportuno allargare la rosa di scelta anche al personale di Aliquote Operative, Tenenze, Stazioni Carabinieri e della Linea Mobile, al fine di meglio “diluire” l’impegno operativo attualmente devoluto in via prioritaria ed esclusiva al personale effettivo alle Aliquote/Nuclei Radiomobili.

Nell’ottica di una maggiore versatilità tra reparti che già svolgono mansioni strettamente affini (Radiomobili e Stazioni), abilitare nuovo personale volontario da reparti differenti alla Radiomobile alla G.S.E. (Guida Sicura di Emergenza), gioverebbe in primis a garantire le pari opportunità fra militari (talvolta costretti a ricercare un trasferimento per poter sperare di conseguire la specializzazione ai servizi di tutela), permettendo di riflesso l’intercambiabilità tra militari appartenenti a reparti differenti, a beneficio della proiezione dei servizi di controllo del territorio, in quello scenario, non più unico serbatoio di personale specializzato.

c. Aumentare il numero dei cicli addestrativi di formazione e mantenimento.
L’attuale attività addestrativa per il mantenimento degli standard qualitativi non consente l’addestramento di troppe unità per sessione. Sarebbe opportuno svolgere le sessioni addestrative con maggiore frequenza.
Una cadenza addestrativa trimestrale garantirebbe un nutrito serbatoio di personale specializzato che consente un maggior margine di gestione delle forze da parte dei Comandi.

L’occasione è gradita per porgere un deferente saluto.

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Carabiniere preso a pugni a Locorotondo (BA). Interminabili aggressioni in danno delle Donne e degli Uomini in divisa. Un fenomeno che genera allarme sociale. Lettera al Ministro della Difesa

Fluminimaggiore, 24 agosto 2024

 

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA

On. Guido Crosetto

 

Oggetto: Carabiniere preso a pugni a Locorotondo (BA). Interminabili aggressioni in danno delle Donne e degli Uomini in divisa. Un fenomeno che genera allarme sociale

La sera del 22 Agosto 2024, in Locorotondo (BA), si è   consumata l’ennesima aggressione in danno di un Carabiniere che è intervenuto per sedare una rissa.

Il Carabiniere ha riportato lesioni a causa dei numerosi pugni e calci ricevuti.

Il Sindacato Indipendente Carabinieri denuncia le interminabili aggressioni in danno degli appartenenti alle Forze di Polizia.

Ormai la violenza contro gli Operatori di Polizia rischia di diventare la normalità e ciò che diventa normale non    viene attenzionato.

“CHIEDIAMO UN SEGNALE FORTE DA PARTE DELLE COMPETENTI  AUTORITÀ CHE METTA LA PAROLA FINE A QUESTO FENOMENO CHE GENERA ALLARME SOCIALE.”

Sono numerose le aggressioni alle Forze di polizia durante le attività di controllo sulle strade e del territorio.

L’opinione pubblica non è   sufficientemente informata e la stessa politica sembra non averne esatta percezione.

L’applicazione delle leggi è spesso interpretata in modo sfavorevole per il complesso lavoro di contrasto delle forze dell’ordine.

Posizione preoccupante che rischia di innescare una latente demotivazione degli operatori di polizia.

Del dilagare della violenza contro le divise in tutto il territorio nazionale dovrebbero invece preoccuparsi per primi i cittadini, ancor più degli Agenti di Polizia e Carabinieri, perché dopo l’argine delle divise ci sono i cittadini come destinatari e vittime di una violenza sempre più tracotante e ormai di fatto quasi impunita.

Il SIC, per l’ennesima volta, chiede alle Autorità governative di istituire un Gruppo di lavoro in cui partecipino tutte le Associazioni di categoria per la revisione dell’attuale impianto normativo e per inasprire le pene per chi aggredisce l’Operatore di Polizia.

L’attuale normativa non riesce ad arginare il fenomeno, perché le sanzioni previste sono troppo lievi.

In moltissimi casi, coloro che hanno aggredito fisicamente gli operatori di Polizia sono stati denunciati in stato di libertà e, cosa ancora più grave, condannati a pene lievissime, con il beneficio della sospensione dell’esecuzione della pena.

Questa escalation di violenza spinge il SIC a rivolgere a Lei, Signor Ministro della Difesa On.  Guido Crosetto, l’accorata richiesta  di intervenire presso le competenti  Autorità per rivedere la vigente normativa.

Le Forze di Polizia rappresentano lo Stato e hanno il compito di garantire la sicurezza.

Se vengono attaccate e non sono tutelate, come possono svolgere serenamente il loro lavoro?

Il problema della tutela è reale.

Molti Operatori di Polizia si sentono sotto pressione e hanno paura di sbagliare, di finire a loro volta sotto processo.

La volontà da parte di chi aggredisce un operatore di Polizia è di far male.

Il SIC è certo che vi sarà un tempestivo intervento da parte delle Autorità preposte per arginare questo allarmante fenomeno che rischia di destabilizzare l’Ordine e la Sicurezza Pubblica nella nostra Nazione.

L’occasione è gradita per porgere un deferente saluto.

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Il SIC condanna fermamente la propaganda politica operata mediante la violenza

Tutto quello che gira nei social network può sembrare superfluo se visto da fuori ed in maniera disinteressata. In realtà sono notizie fondamentali affinché un profilo creato da un personaggio possa prendere visibilità e attirare utenti.

Nelle ultime ore circolano sui social network immagini vergognose, inaccettabili e riprovevoli.
Il video che immortala un fantoccio dato alle fiamme che raffigura il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è inaccettabile e non può essere giustificato o tollerato.

L’On. Giorgia Meloni è un Cittadino e Capo del Governo e nessuno, indipendentemente dal ruolo che ricopre, merita di essere trattato in questo modo.

In contemporanea alla pubblicazione del video del fantoccio dato in fiamme, è stato diffuso, sempre attraverso i social, il video in cui un poliziotto viene brutalmente aggredito da un gruppo di violenti.
Anche questo video è un altro esempio di propaganda populista di violenza verso i Servitori dello Stato in divisa.

Il fenomeno della violenza è un fattore di particolare rilievo nell’esperienza umana, una costante storico-sociale le cui forme e i cui nomi sono soggetti a continui mutamenti.

Non possiamo permettere che la dialettica politica si sposti sul piano della violenza.

Condannare questi gesti non basta, servono prese di posizione reali.
Tutta la politica deve prendere una posizione netta e di ferma condanna.

Siamo certi che i Rappresentanti politici italiani prenderanno le dovute distanze da questi comportamenti che offendono la democrazia.

L’incitazione alla violenza nell’ambito della dialettica politica rappresenta il decadimento dei valori democratici che costituiscono le fondamenta di una Società che vuole definirsi evoluta e civile.

Il Sindacato Indipendente Carabinieri stigmatizza qualsiasi manifestazione antisociale, finalizzata a destabilizzare la pacifica convivenza dei Cittadini e rigetta ogni forma di propaganda politica veicolata attraverso azioni deplorevoli di manifesta inciviltà.
La sicurezza è, a tutti gli effetti, un bene che il Governo deve produrre.
L’attuale Governo sta investendo grandi energie e risorse umane e tecniche, convogliandole

Fluminimaggiore, 22 agosto 2024

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Scarsi riconoscimenti economici e di carriera per i Carabinieri Infermieri

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto
ROMA

OGGETTO: Scarsi riconoscimenti economici e di carriera per i Carabinieri Infermieri

Al solo scopo di tutelare il benessere dei nostri Associati, sottoponiamo alla Sua attenzione la seguente problematica.

Diventare Infermiere nei Carabinieri rappresenta un’opportunità unica per coloro che desiderano unire la passione per l’infermieristica al servizio militare.

Prepararsi adeguatamente attraverso una formazione accademica solida sono i primi passi verso la realizzazione di questo sogno professionale.

Occuparsi di assistenza infermieristica in missione di pace o di guerra è il sogno di tanti Colleghi che ambiscono ad indossare la doppia divisa.
Quella da Infermiere e quella da Carabiniere.

Il personale infermieristico dell’Arma, oltre a fornire l’assistenza sanitaria ai Militari impegnati in operazioni di servizio e a collaborare con gli Ufficiali medici, svolgono attività di:
– intelligence (studio dell’ambiente, delle strutture sanitarie del territorio, malattie endemiche, raccolta informazioni presso le popolazioni);

– assistenza sanitaria nei confronti della popolazione civile (attraverso ambulatori mobili, visite nelle strutture ospedaliere e/o al domicilio di chi ne ha bisogno).

Nell’Arma la sanità è divisa in 4 ambiti:

1) Direzione Sanità (area medica);

2) 40 Infermerie Presidiali (quelle con medici e infermieri);

3) Un Ufficio Sanitario del Centro Nazionale Selezione e Reclutamento (CNSR), presso Caserma “Salvo D’Acquisto” di Roma;

4) Un Centro Polispecialistico, presso la caserma “Orlando De Tommaso” di Roma.

L’Arma dei Carabinieri è presente in maniera capillare lungo tutto il territorio nazionale e nelle isole minori e maggiori.

Ad assistere i Carabinieri nelle Organizzazioni in cui si articola vi sono, in ambito sanitario,
circa 250 unità, inquadrati nel ruolo “normale”.
Si tratta di:
– 117 Ufficiali medici e 2 farmacisti, inquadrati nel Ruolo Tecnico Logistico Sanitario;

– 185 Infermieri, di cui 59 del ruolo di Ispettori, 35 in quello di Sovrintendenti e 91 come Appuntati e Carabinieri semplici;

– 42 operatori sanitari, ovvero gli “altri professionisti della salute”: tecnici di radiologia, odontotecnici, tecnici di laboratorio, fisioterapisti ed optometristi.

I Carabinieri Infermieri hanno acquisito diverse competenze professionali in ambito sanitario e assistenziale.

Nonostante i titoli accademici posseduti ed il delicato compito ad essi devoluto, la progressione di carriera è rimasta
inchiodata ad un palo.

Il loro riconoscimento sociale, economico e professionale, infatti, non è ancora soggiunto.

Gli Infermieri dell’Arma sono normali Carabinieri.
Oltre a fare il loro lavoro in divisa militare si occupano delle faccende assistenziali e quindi di:
1) educazione sanitaria;

2) medicina preventiva;

3) medicina assistenziale, curativa e riabilitativa;

4) medicina del lavoro;

5) sostegno psicologico;

6) medicina legale.

Gli Infermieri dei Carabinieri effettuano:

1) visite mediche, consulenze, terapie, sostegno psicologico ed altro;

2) vaccinazioni;

3) accertamenti con mezzi diagnostici invasivi e non invasivi;

4) visite più specialistiche.

Le cosiddette Infermerie Presidiali sono organizzate tutte nello stesso modo.
Sono gestite da 2 Medici e 3 Infermieri.

I professionisti della salute, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, si occupano della:
1) linea territoriale;

2) linea addestrativa;

3) linea mobile;

4) linea speciale.

Tutte le Infermerie sono dotate di aree standard:

1) l’accettazione;

2) la sala visite generiche;

3) la medicheria;

4) il gabinetto odontoiatrico;

5) il gabinetto fisioterapico.

Gli Infermieri dell’Arma devono curare la formazione e l’aggiornamento per acquisire le conoscenze specialistiche che sono in continua evoluzione e le innovative tecniche di intervento nelle prestazioni sanitarie di rispettiva competenza.

I Carabinieri vengono assunti già in possesso della Laurea in Infermieristica per poi essere impiegati quali “Infermieri”.
Un esiguo numero viene formato presso la Scuola Allievi Marescialli dell’Arma dei Carabinieri, laureandosi in Infermieristica.
Molti conseguono la laurea presso l’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma o l’Università degli studi di Firenze.
La loro figura è presente in tutte le strutture sanitarie dell’Arma a livello nazionale.

Gli Infermieri dell’Arma sono parte integrante di Reparti Speciali come il Reggimento Paracadutisti, il GIS – Gruppo di Intervento Speciale ed il Nucleo Subacquei.

Però non tutto è positivo e tanti sono i disagi nell’Arma anche per gli Infermieri che non godono del rispetto e dei riconoscimenti professionali, economici e sociali conquistati a fatica negli anni.

Gli Infermieri dell’Arma dei Carabinieri sono oberati per:
1) la riduzione continua delle risorse umane e degli organici che dovrebbero essere aggiornati e adeguati alle reali esigenze dei Reparti;

2) l’estrema ampiezza del potenziale bacino d’utenza dell’Arma (110.000 tra uomini e donne in servizio e rispettivi familiari);

3) le distanze esagerate tra le strutture (Reparto d’appartenenza, Infermeria, Poligoni di tiro, Domicilio, ecc.), che riducono l’operatività e aumentano i tempi morti dedicati agli spostamenti;

4) l’impiego in altri servizi (vigilanza, ordine pubblico, investigazioni ed altro), che distraggono il personale dal proprio incarico;

5) la riduzione esponenziale dei fondi destinati alle Forze Armate e di Polizia hanno anche una forte ricaduta sulle risorse da dedicare all’aggiornamento professionale ed al conseguimento dei crediti ECM.

Occorre prevedere nelle grosse strutture sanitarie dei Carabinieri la presenza del Dirigente infermieristico con la relativa componente formativa universitaria ed il conseguimento della Laurea Specialistica.

Prevedere la possibilità di realizzare un percorso di equiparazione del personale in possesso degli stessi titoli universitari, frequentando dei corsi specifici.

È necessario il pieno riconoscimento dei ruoli e delle competenze dell’Infermiere civile anche in ambito militare e nello specifico tra i Carabinieri.

Il nuovo CCNL 2019-2021 definisce e modifica la denominazione dei profili professionali, dividendoli in aree:
– area del personale di supporto;

– area degli operatori;

– area degli assistenti;

– area dei professionisti della salute e dei funzionari;

– area del personale di elevata qualificazione.

L’Area dei professionisti della salute e dei funzionari è quella dove si colloca la professione infermieristica.

Nello specifico, all’Infermiere neoassunto viene attribuita da subito la categoria D aprendo la carriera fino ad una DS6.

Diversamente da quando sancito dal Contratto Nazionale del Lavoro, l’Arma dei Carabinieri colloca gli Infermieri in qualsiasi categoria amministrativa, di fatto demansionandoli e sottopagandoli, anziché inquadrarli in base al loro titolo di studio e perciò nel ruolo Ispettori.

La Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, l’Esercito Italiano, la Marina Militare e l’Aeronautica hanno effettuato un passo avanti con l’istituzione del ruolo tecnico come Infermiere.

Questa APCSM chiede a Lei, On. Guido Crosetto, di volere intervenire per dare dignità ad una professione e ad un percorso di studi sacrificante con la possibilità di equiparare gli Infermieri dell’Arma dei Carabinieri a quelli della Pubblica Amministrazione e delle altre Forze di Polizia e Forze Armate, senza ingenerare false aspettative di fantomatici sviluppi di carriera.

Il SIC chiede di attribuire ai Carabinieri Infermieri la categoria amministrativa con il relativo grado (Ispettore) come da CCNL e l’istituzione del Ruolo Tecnico.

Porgo un deferente saluto.

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Sisma 2016 nelle Regioni del Centro Italia. Il SIC denuncia le gravi condizioni lavorative in cui operano i Carabinieri

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto
ROMA

OGGETTO: Sisma 2016 nelle Regioni del Centro Italia. Il SIC denuncia le gravi condizioni lavorative in cui operano i Carabinieri.

Il Sindacato Indipendente Carabinieri, nell’esclusivo interesse di tutelare la salute ed il benessere dei propri Associati, sottopone alla sua attenzione la seguente problematica.

Nelle aree colpite dal sisma nel 2016 (Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio) molte Caserme dei Carabinieri sono ancora ripiegate in M.A.P. (Modulo Abitativo Provvisorio), con condizioni alloggiative che rendono sicuramente “disagiata” la permanenza dei Militari in questi Reparti.

A solo titolo cognitivo, segnaliamo che nell’ambito del Comando Provinciale Carabinieri di Macerata, i Comandi Stazione ripiegati nei M.A.P. sono:

– Comando Stazione Carabinieri di Caldarola;

– Comando Stazione Carabinieri di Visso;

– Comando Stazione Carabinieri di Valfornace;

– Comando Stazione Carabinieri di Ussita;

– Comando Stazione Carabinieri di Fiastra.

I M.A.P. di un Comando Stazione Carabinieri sono costituiti da: una piccola stanza
adibita all’ufficio del Comandante che viene condivisa con gli Addetti; un piccolissimo spazio riservato al Militare di servizio alla caserma; un locale di ridottissime dimensioni adibito a sala di attesa; un minuscolo punto cottura ed un bagnetto in condivisione tra i Militari ed il pubblico.

Per i militari accasermati vi è un M.A.P. separato dal modulo destinato al Comando Stazione, che viene adibito esclusivamente ad alloggi del personale celibe (due camerette e un bagnetto).

I moduli sono in ferro con coibentazione.
Disgraziatamente risultano essere freddi in inverno e caldi per l’estate. Per ottimizzare le temperature all’interno è necessario tenere sempre in funzione gli split dell’aria condizionata.

Non vi è difesa passiva che garantisce l’incolumità del personale che opera nel M.A.P. che sono sprovvisti di recinsione perimetrale.
Non vi è sistema di videosorveglianza.
Le autovetture di servizio sono lasciate parcheggiate nelle vicinanze dei moduli senza alcuna protezione.

Questi Comandi Stazione sono rimasti a forza minima di tre unità (Comandante e due Militari).

I Comandanti in queste Stazioni Carabinieri rimangono per brevi periodi per la carenza di idonee strutture alloggiative.

Alcune Amministrazioni Comunali hanno concesso ai Comandanti di queste Stazioni Carabinieri un alloggio attraverso le SAE (Situazioni Alloggiative di Emergenza) dove non hanno preferito portare le proprie famiglie sia per il disagio alloggiativo, sia per la mancanza di socialità in quanto le S.A.E. sono ubicate in zone disabitate perché le persone si sono allontanate al momento dell’emergenza per sistemarsi in luoghi più confortevoli, al fine fi riacquistare la serenità che hanno perso nell’evento calamitoso del sisma.

Il disagio del personale che opera in queste zone è logorante e di difficile sopportazione.

I Militari sono demotivati.
Le Caserme sono ancora in attesa dell’avvio dei lavori di realizzazione/ristrutturazione.

Allo stato attuale non esistono sistemazioni alloggiative che possano alleviare il disagio che questi mirabili Servitori dello Stato affrontano quotidianamente.

Vi è una oggettiva difficoltà di alimentazione dei Reparti che operano nelle aree colpite dal sisma.

La presenza della Caserma in cui operano i Carabinieri consolida la presenza dello Stato, garantendo la vicinanza ai cittadini e la sicurezza in questi territori.

È doveroso restituire gratitudine a chi non ha mai abbandonato questi territori, perché nei momenti più difficili la presenza delle Forze dell’ordine non è mancata, sia nell’immediatezza dei primi soccorsi ma anche nell’attività di sorveglianza contro atti di sciacallaggio, fino al sostegno di fronte a tutte le difficoltà che hanno attraversato i cittadini dei territori colpiti dal sisma.

Realizzare nuove Caserme è un segnale di grande tenacia perché la devastazione che si è prodotta otto anni fa poteva essere mortale per questi territori.

La realizzazione di nuove Caserme potrà garantire a queste comunità dei presidi fondamentali.

Le nuove costruzioni, concepite secondo criteri di razionalizzazione degli spazi e capaci di assicurare la massima performance energetica, riguardano la sede di una Istituzione espressamente dedicata al servizio e alla tutela dei cittadini.

La ricostruzione dei presidi pubblici di legalità, testimonieranno che lo Stato non arretra e non abbandona i cittadini, garantendo un servizio di prossimità.

Negli anni a seguire l’evento calamitoso, tanti Carabinieri, per la mancanza di unità alloggiative, sono stati costretti a trasferirsi in altre regioni italiane per garantire al proprio nucleo familiare condizioni abitative dignitose.

In un primo momento, l’Arma dei Carabinieri ha premiato i Carabinieri che hanno prestato servizio nelle zone interessate dal sisma con un punteggio incrementale da utilizzare nei trasferimenti ambito Ge.tra nazionale.

La realizzazione di Caserme con alloggi di servizio in numero sufficiente ad ospitare le famiglie dei Carabinieri in servizio nelle aree colpite dal sisma offre garanzie per assicurare i quei territori una presenza massima di Operatori di polizia.

Questa APCSM chiede che vengano valutati incentivi per far affluire personale da altre regioni, andando a garantire un giusto turnover al personale che già opera da anni nelle zone colpite dal sisma.

Si potrebbe inserire la disponibilità all’impiego in queste aree, con l’attribuzione di punteggio incrementale.

Garantire punteggi incrementali nei concorsi interni in favore di chi opera nelle aree terremotate per l’immissione ai ruoli superiori.

Si potrebbe ricorrere ad interpellanze, a livello nazionale, anche per il personale “originario”, per la copertura delle vacanze organiche che favorirebbe anche l’afflusso di personale già conoscitore del territorio.

Siamo certi che Lei, On. Guido Crosetto, interverrà autorevolmente presso le competenti Autorità per la risoluzione delle criticità segnalate con la presente.

Con incondizionata stima.

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Il servizio d’istituto con esposizione diretta ai raggi solari, gravi pericoli per la salute dei Carabinieri. Il SIC scrive al Ministro della Difesa

Fluminimaggiore, 25 Luglio 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA

On. Guido Crosetto

e p.c.

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Il servizio d’istituto con esposizione diretta ai raggi solari. Gravi pericoli per la salute dei Carabinieri.

 

On.le Signor Ministro della Difesa,

nell’esclusivo interesse di tutelare il benessere e la salute dei nostri Associati, sottoponiamo alla Sua attenzione la seguente criticità.

Alcune disposizioni sul servizio, disattendono gravemente quanto espressamente indicato dal testo unico sulla sicurezza del Ministero del Lavoro.

Le radiazioni ultraviolette (UV), emanate dai raggi solari diretti, possono causare tumori alla pelle oltre a favorire l’invecchiamento precoce della stessa determinando, in taluni casi, lesioni permanenti agli occhi.

È risaputo che le temperature elevate sono causa di crampi, esaurimento fisico e colpi di calore.

Uno studio sulle cause dell’esposizione diretta ai raggi solari ha fatto rilevare che ogni anno 1.000 persone sottoposte a lavori esposti al sole sviluppano tumore cutaneo.

I rischi appurati, secondo la classificazione dell’ARC, per quanto concerne la componente UV-A e UV-B comporta due categorie di rischio per i lavoratori, ovvero i rischi per la salute e il rischio di infortunio sul lavoro.

I rischi per la salute sono effetti dannosi, anche a carattere irreversibile e permanenti, per la cute e per gli occhi interessati ad esempio da dermatiti, foto allergie da contatto, fotoinvecchiamento, melanomi, immunosoppressione locale, eritemi, fotocongiuntiviti, maculopatie e fotocheratiti.

I rischi di infortuni sul lavoro possono essere causati dall’esposizione diretta alla luce del sole o da un effetto indiretto generato dall’impatto dei raggi solari su superfici riflettenti. In entrambi i casi si può avere un abbagliamento legato all’esposizione o una difficoltà di adattamento alla vista.

Sul Titolo VIII Agenti Fisici del D.Lgs. 81/08 sono riportate le indicazioni specifiche per la prevenzione dei rischi da esposizione alle radiazioni.

Indicazioni troppo spesso disattese per  fattori puramente estetici.

La Giunta Regionale Lazio, con ordinanza Z00001 del 19/06/2024, vieta il lavoro in condizione di esposizione diretta al sole nelle ore più calde ove le temperature superano abbondantemente i 40°.

Probabilmente dimentichiamo che la prestazione professionale delle Forze di Polizia richiede che gli stessi siano costantemente vigili, per assicurare e garantire la sicurezza di Autorità, Presidi Istituzionali e soprattutto, la tutela del cittadino.

Condizioni che sono, oggettivamente, impossibili da ottenere in contesti in cui il benessere del proprio personale dipendente è sottovalutato da illogiche ed insensate disposizioni di servizio, create da chi non si espone alla calura perché svolge il proprio servizio in un ufficio climatizzato.

Il benessere del personale è priorità assoluta di questa Organizzazione sindacale.

È inconcepibile accettare che i Carabinieri di vigilanza fissa presso Presidi Istituzionali debbano rimane esposti all’irraggiamento solare diretto, privati di un idoneo riparo, con  ventilatore ad aria forzata, finalizzato ad evitare che lo stesso diventi, a sua volta, un ulteriore aggravio delle condizioni di lavoro.

Sono certo che Lei, On. Guido Crosetto, interverrà autorevolmente per migliorare le condizioni di lavoro dei tanti Carabinieri che nella stagione estiva sono costretti a svolgere il loro dovere, esponendosi a grave pericolo per la propria salute.

Con deferenza.

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Il SIC si oppone fermamente alla proposta che prevede l’affidamento alle FF.PP. della vigilanza ai detenuti delle R.E.M.S (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza)

Fluminimaggiore, 20 luglio 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA

On. Guido CROSETTO

ROMA

e, per conoscenza:

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Gen. C.A. Teo LUZI

ROMA

 

Oggetto: Il SIC si oppone fermamente alla proposta che prevede l’affidamento alle FF.PP. della vigilanza ai detenuti delle R.E.M.S (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

Il SIC ha appreso da alcuni articoli di stampa che il Governo sta valutando una proposta di legge che prevederebbe l’impiego degli appartenenti alle Forze di polizia a competenza generale nella vigilanza ai detenuti delle R.E.M.S (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

Alla base di questa inconcepibile proposta vi è l’errata convinzione che i soggetti sottoposti a queste misure debbano essere considerati soggetti a cui applicare la vigilanza sanitaria e, in tal caso, tale compito non spetterebbe più alla Polizia Penitenziaria.

A prescindere dallo status dei detenuti trattenuti nelle R.E.M.S., se dovesse passare questa proposta, potremmo affermare che siamo davanti ad uno stato di alienazione mentale, determinato dall’abbandono di ogni criterio di giudizio.

È inconcepibile e riprovevole destinare le Forze di polizia alla vigilanza delle R.E.M.S..

Proprio in questo risiede l’assurdità e la pericolosità della proposta, perché verrebbero sottratte risorse a Istituzioni su cui grava il difficilissimo compito del controllo del territorio e di contrasto al crimine già gravemente compromesso per la cronica carenza degli organici che affligge tutte le Amministrazioni del Comparto Sicurezza.

Il SIC non intende rimanere in silenzio sul dossier posto all’attenzione del Governo per attribuire alle Forze di polizia a competenza generale la vigilanza dei soggetti che hanno commesso reati e che non sono imputabili per incapacità di intendere e di volere ma che sono violenti e pericolosi per l’incolumità delle altre persone.

L’assurdità di tale proposta evidenzia la mancanza di qualsiasi fondamento e giustificazione sul piano logico e pratico sul corretto impiego delle Forze di polizia a competenza generale che risulta essere, peraltro, di assoluta sconvenienza sotto il profilo del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica nel territorio nazionale.

Tale inconcepibile ed inattuabile proposta si pone, tra l’altro, in palese contrasto sia con i principi affermati dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 22/2022(1), sia con la giurisprudenza della Corte di Cassazione (Sez. IV N.28369 del 19/7/2022) che ha affermato la natura detentiva della misura di sicurezza di ricovero nelle R.E.M.S..

Ma soprattutto determinerebbe una vera e propria degenerazione gestionale organizzativa, giacché gli appartenenti alle Forze di polizia a competenza generale non hanno ricevuto alcuna formazione per la gestione delle persone detenute e, ancor più, per quelle insane di mente e, soprattutto, pregiudicherebbe la sicurezza dei cittadini e dei nostri territori, a totale vantaggio della criminalità organizzata diffusa, anche di matrice eversiva.

Questa proposta espone a gravissimo rischio le Forze di polizia a competenza generale.

La sicurezza e l’incolumità delle persone devono essere la massima preoccupazione della società, in particolare dei Funzionari e delle Organizzazioni pubbliche.

Una cultura sulla sicurezza è indispensabile per una società civile.

La sicurezza sul lavoro passa in primis dalla sicurezza dei luoghi e delle strutture in cui si è chiamati ad operare.

Per una cultura della prevenzione, è fondamentale all’interno di ciascuna Organizzazione individuare i fattori di rischio, valutare i rischi, individuare le misure di sicurezza e salubrità dell’ambiente di lavoro, elaborare le misure preventive e protettive e dei sistemi di controllo delle misure adottate e delle procedure di sicurezza.

Il bisogno di sicurezza rappresenta per chi lavora un fattore di snodo tra sopravvivenza e serenità che può manifestarsi in vari modi e riguardare sia elementi fisici che elementi psichici.

Per questo motivo, non si può concepire un sistema di tutela della salute del lavoratore senza considerare l’aspetto psicologico e il benessere lavorativo che da essa dipende.

Il SIC chiede a Lei, sig. Ministro della Difesa, On. Guido CROSETTO, di intervenire presso i competenti Organi istituzionali perché non venga approvata tale proposta di legge, per non pregiudicare la sicurezza dei cittadini e dei nostri territori.

“Salus populi summa lex erit”.

(“La sicurezza del popolo sarà la legge più alta”).

De legibus di Marco Tullio Cicerone.

 

Con incondizionata stima, porgo ossequiosi saluti.

(1) Detta sentenza ha statuito, ai sensi degli articoli 2 e 25 della nostra Carta costituzionale, che la misura di sicurezza del ricovero nelle R.E.M.S. sia con una forma di tutela da parte dello Stato dei diritti inviolabili della persona alla vita e all’incolumità per proteggere i terzi dalle condotte violente che possono essere poste in essere dagli autori del reato non imputabili per incapacità di intendere e di volere, e per questo risulta affidata al Pubblico Ministero, con le modalità e le disposizioni compatibili previste per l’ordinamento e il regolamento penitenziario.

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Le legittime aspirazioni professionali del Carabiniere cessano al compimento dei 45 anni perché considerato “vecchio”

Fluminimaggiore, 10 Luglio 2024

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Le legittime aspirazioni professionali del Carabiniere cessano al compimento dei 45 anni perché considerato “vecchio”.

Nell’esclusivo interesse di tutelare il benessere ed i diritti dei nostri Associati, il Sindacato Indipendente Carabinieri segnala che, da diversi anni, il conseguimento di specializzazioni, corsi e impieghi in determinati Reparti, vengono preclusi al personale che ha raggiunto i 45 anni e, talvolta, addirittura i 42 anni.

Premesso che il futuro pensionistico stia gradualmente lievitando, è fortemente irragionevole limitare le aspirazioni professionali dei Carabinieri, assoggettandoli ad un requisito anagrafico che non è assolutamente utilizzabile quale riferimento di efficienza e/o produttività.

Le aspirazioni professionali costituiscono stimolo ed incontenibile serenità psicofisica per il Carabiniere.

E’ doveroso fare osservare che, talvolta, le modalità con le quali vengono spesso prescelti alcuni Colleghi rispetto ad altri, risultano essere celati da stranezze oggettive (pochi anni di servizio, note caratteristiche non apicali o con assenza di ricompense).

Proprio a causa di queste stranezze alcuni Colleghi, malgrado siano professionalmente referenziati, anche e soprattutto sull’esperienza diretta, impiegano qualche anno in più rispetto ad altri per coronare la propria aspirazione professionale.

La Costituzione, madre di tutte le fonti del diritto, agli artt. 3 e 5 difende l’uguaglianza sociale e la tutela del lavoro, non ponendo alcun limite anagrafico al cittadino.

Appare pertanto, consequenziale che qualsiasi Carabiniere, collocato nella posizione di “abile al servizio incondizionato”, non debba essere ridimensionato al solo impiego territoriale delle Stazioni.

Inoltre, sentirsi discriminato per un illogico range anagrafico, genera profondo malessere psicofisico nei confronti di coloro che vogliono ancora elevare il proprio livello professionale, apportando tra l’altro la propria importantissima ed essenziale esperienza acquisita, in quei Reparti in cui l’anziano può costituire soltanto saggezza, guida e capacità di analisi.

Inoltre occorre fare disamina oggettiva di questo irragionevole orientamento amministrativo.

Se si dovesse applicare questa direttiva si chiede il perché, poi, determinati Colleghi possano continuare a restare in quei Reparti, ormai destinati solo ai cosiddetti giovani, nonostante abbiano raggiunto età superiori ai 45 anni?
Per di più appare estremamente contraddittorio considerare “gli anziani” idonei soltanto alle Stazioni.

Laddove in questi Reparti, Militari ultracinquantenni vengono costantemente impiegati in servizi esterni, anche in arco serale e notturno, di O.P. e in complesse attività di polizia giudiziaria, senza alcuna limitazione, mentre lo stesso Militare viene giudicato inidoneo a ricoprire incarichi in Reparti Speciali ove sovente viene richiesto un minore impegno fisico.

Questo irrazionale orientamento porterebbe ad avere Stazioni con personale over 45, collocando i “giovani” in posti d’élite anche senza essere in possesso della necessaria esperienza territoriale.

Chiediamo a chi ha potere decisionale di eliminare immediatamente il limite anagrafico de quo in quanto contro i fondamenti della Costituzione Italiana auspicando un percorso collaborativo teso ad evitare di ricorrere alle opportune sedi, chiedendo ingenti indennizzi da parte di chi ad oggi è stato intenzionalmente e dolosamente collocato in forzata “fine carriera professionale” da un determinato orientamento direttivo.

Fiducioso in un Suo autorevole intervento correttivo, formulo ossequiosi saluti.

 

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Efferata rapina a Sassari, colpi esplosi contro i Carabinieri. Improcrastinabile inasprire pene e incrementare organici e dotazioni delle Forze dell’Ordine. Lettera al Ministro della Difesa

Fluminimaggiore, 29 giugno 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto
e p.c.
AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Efferata rapina a Sassari, colpi esplosi contro i Carabinieri.
Improcrastinabile inasprire pene e incrementare organici e dotazioni delle Forze dell’Ordine.

Signor Ministro,
nella serata di ieri 28 giugno 2024, otto uomini armati, hanno rapinato la sede dell’Istituto di Vigilanza Mondialpol di Sassari, asportando un ingente somma di denaro custodita nel caveau.

Una rapina pianificata nei minimi dettagli da soggetti estremamente pericolosi.
Prima dell’assalto all’Istituto, i rapinatori hanno incendiato diverse auto abbandonate al centro delle maggiori arterie stradali adiacenti all’obiettivo individuato, allo scopo di rallentare i veicoli delle Forze di Polizia.

Gli automobilisti in transito hanno assistito atterriti all’efferata azione di inaudita violenza da parte dei rapinatori.

Per assicurarsi la fuga, i banditi hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco contro un equipaggio della Sezione Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Sassari.
Fortunatamente i colpi esplosi hanno attinto il parabrezza antiproiettile della Giulietta dei Carabinieri, evitando l’uccisione dei nostri Colleghi, che sono rimasti miracolosamente illesi.

Nelle provincie di Sassari, Nuoro e Oristano è scattato il piano anti rapina con posti di blocco ovunque.

Nel momento in cui scriviamo, tutte le Forze di Polizia sono sulle tracce del commando con numerose pattuglie. Elicotteri della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri si sono levati in volo per coadiuvare le ricerche delle autopattuglie.
Anche in occasione di questo efferato reato, le Donne e gli Uomini in divisa dell’Arma dei Carabinieri sono intervenuti massicciamente, senza limiti temporali, dimostrando un altissimo senso del dovere e profonda abnegazione.

In più occasioni, il SIC ha evidenziato l’impareggiabile impegno delle Forze dell’Ordine che, tuttavia, non è al momento sufficiente a migliorare il sistema Sicurezza, che richiede invece un immediato intervento in termini di incremento degli organici, considerata la forte crescita dei fenomeni delinquenziali.
Il SIC ha, altresì, chiesto un rinnovato impegno di collaborazione interistituzionale per il miglioramento delle condizioni di lavoro degli appartenenti alle FF.PP. e la creazione di tavoli tecnici permanenti in cui studiare gli interventi da attuare per accrescere la sicurezza.

Occorre, senza ulteriore indugio, rinnovare i veicoli in dotazione alle Forze di Polizia.
Allo stato attuale, non tutti i veicoli sono dotati di sistemi di sicurezza passiva che garantiscano la totale incolumità dei Servitori dello Stato in occasione di sparatorie.

LA SICUREZZA DI COLORO CHE TUTELANO LO STATO NON HA PREZZO O COLORE POLITICO.

Il SIC esprime vicinanza all’equipaggio dei Carabinieri intervenuti che sono stati bersaglio della violenta azione di fuoco da parte dei rapinatori.
Un plauso a tutte le Forze di Polizia che, in perfetto coordinamento e sinergia, hanno dimostrato piena efficienza ed una presenza attiva sul territorio.

Il SIC si rivolge a Lei, On. Guido CROSETTO, perché il Governo si attivi celermente per migliorare gli equipaggiamenti in uso alle Forze di Polizia e per l’inasprimento delle pene per i reati predatori operati con violenza e per ogni aggressione contro i Servitori dello Stato.

Colgo l’occasione per formulare un deferente saluto.

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Sic – Sindacato Indipendente Carabinieri. “Operazione verità“

Fluminimaggiore, 26 Giugno 2024

AL SIG. MINISTRO DELLA DIFESA
On. Guido Crosetto

e p.c.

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Sic – Sindacato Indipendente Carabinieri “Operazione verità“

Onorevole Signor Ministro,
nella mattinata di ieri, attraverso i social network, è stato pubblicato da sei APCSM dell’Arma dei Carabinieri (SIM CC, USIC, UNARMA, NSC, SIULCC e USMIA) un comunicato indirizzato al Signor Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, avente oggetto “Associazioni Sindacali Arma in agitazione” .

Dalla lettura del documento parrebbe che vi siano delle discrasie e conflittualità tra le succitate APCSM e gli Stati Maggiori del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Già da tempo il SIC ha segnalato (si vedano, a titolo di esempio, le allegate note del 10 e 18 Giugno) al sig. Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Teo Luzi, l’assenza di rapporti e di confronto tra le sigle sindacali e gli Uffici di vertice in merito alle numerose criticità afferenti il benessere del personale e la sicurezza dei luoghi di lavoro.

Allo stato attuale, gli Uffici Relazioni Sindacali sono inquadrati all’interno degli Stati Maggiori e da essi dipendenti.
In considerazione di ciò, le problematiche segnalate dalle APCSM vengono preliminarmente valutate dagli Stati Maggiori che, in più occasioni, non hanno fornito alcun riscontro.
Il mancato riscontro lascia dedurre che le criticità segnalate non siano state doverosamente partecipate al sig. Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri.

È inaccettabile ed inammissibile che le APCSM dell’Arma dei Carabinieri, iscritte all’Albo del Ministero della Difesa, non possano avere un confronto diretto con il sig. Comandante Generale e debbano rapportarsi con i Capi degli Stati Maggiori che continuano ad omettere di fornire risposte alle problematiche rappresentate, evidenziando assoluto disinteresse sulle tematiche riguardanti il benessere del personale e la sicurezza dei luoghi di lavoro.

Lei stesso, sig. Ministro della Difesa, in più occasioni, ha sottolineato l’importanza e la valenza insostituibile di un rapporto diretto e leale tra le APCSM ed i Comandanti di vertice.
Si rivela di fondamentale importanza che gli Uffici Relazioni Sindacali siano posti alle dirette dipendenze del Comandante Generale e non del Capo di Stato Maggiore, per evitare che l’azione di filtraggio determini ritardi negli interventi o una sottovalutazione della problematica rappresentata.

On. Guido Crosetto, in occasione dell’incontro da Lei avuto con le APCSM iscritte all’Albo Ministeriale in data 16 Novembre 2023, ha promesso l’istituzione di apposito Ufficio Relazioni Sindacali in seno al Ministero della Difesa, con il compito di relazionarsi con le sigle sindacali di tutte le Forze Armate, per un diretto confronto con Lei sulle tematiche di interesse collettivo.

Nonostante le sue raccomandazioni, i Comandanti di vertice dell’Arma dei Carabinieri non coinvolgono le APCSM allorquando devono assumere decisioni riguardanti il miglioramento delle condizioni lavorative del personale.
I Comandi di vertice non possono precludere alle sigle sindacali iscritte all’Albo Ministeriale di intervenire per la trattazione di tematiche concernenti il benessere e la salubrità dei luoghi di lavoro.
Un atteggiamento pressappochista, a lungo termine, rischia di danneggiare le fondamenta e l’efficienza della Compagine Militare.

Appare abbastanza singolare che, tra tutte le incongruenze segnalabili, le sigle sindacali rappresentative dell’Arma dei Carabinieri abbiano fatto esplicito riferimento all’art. 1479 bis del Codice dell’Ordinamento Militare “Diritti e tutela dei militari che rivestono una carica statutaria “.
Ogni APCSM dovrebbe seguire politiche di lealtà e di confronto costruttivo verso le Istituzioni con le quali deve interagire, nell’esclusivo interesse di tutelare e salvaguardare gli interessi collettivi dei propri iscritti, senza tornaconto personale.
Un attacco ai vertici dell’Arma, a due mesi dalla scadenza del mandato del Signor Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, richiama alla memoria i tempi trascorsi della Rappresentanza Militare.

La Rappresentanza Militare fa parte di un tempo andato, in cui le dinamiche relazionali con i Comandi di vertice erano caratterizzate, nella maggioranza dei casi, da rapporti clientelari.
Minacciare una totale chiusura dei rapporti tra APCSM e Istituzione è da considerare atto deplorevole ed irresponsabile.
Il confronto con l’Amministrazione è assolutamente necessario quando si è chiamati a tutelare gli interessi collettivi di una moltitudine di Associati.

Il SIC auspica che le convocazioni siano estese a tutte le APCSM, perché, quando si affrontano i temi legati al benessere del personale, solo la pluralità di giudizio e di analisi consente di pervenire ad una più esaustiva risoluzione della problematica.

Non voler lavorare insieme all’Ufficio Relazioni Sindacali e all’Ufficio Trattamento Economico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, sia per quanto concerne il delicato rinnovo contrattuale in atto, sia per quanto riguarda la determinazione del F.E.S.I., appare anacronistico, poiché è come se le sigle sindacali proponenti stessero affermando di non voler tutelare i diritti dei propri assistiti.

Questo perché, anche se è specificato che saranno presentate autonome congiunte proposte direttamente alla “Funzione Pubblica”, la frammentazione delle posizioni e la possibile discordanza delle richieste tra le APCSM e il Comando Generale si ritiene non giovino al diritto di tutti i Carabinieri di vedere migliorato il trattamento economico di servizio.
Se l‘obiettivo era quello di tutelare l’immagine dell’Istituzione, il mezzo è risultato inappropriato; se il fine auspicabile era quello della sana coesione e del rispetto reciproco delle funzioni…la strada da percorrere è ancora lunga.

La tutela degli iscritti va dimostrata giorno per giorno, come questo SIC ha fatto anche in occasione delle problematiche logistiche emerse durante il G7 in Puglia.

La contrattazione collettiva, la tutela dei diritti, la rappresentanza, l’assistenza e la consulenza…compiti principali di un Sindacato che non possono essere dismessi a seguito di presunte o reali problematiche con i rispettivi interlocutori.

Con sincera stima,

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