Sono trascorsi ventidue anni dall’attentato più cruento della storia.
Questa data ha lasciato un immenso senso di perdita.
In quelle terribili ore dell’11 Settembre 2001 sono state recise le vite di oltre tremila persone. Madri, padri, figli, amici sono stati strappati per sempre all’abbraccio delle loro persone care. Vite spezzate da una follia omicida che ha reso reale qualcosa fino ad allora inimmaginabile: trasformare aerei di linea in missili per seminare morte e distruzione. Nel corso degli anni, tanti giovani sono cresciuti orfani e tanti genitori continuano a piangere i propri figli che non sono più tornati a casa.
Un attacco agli Stati Uniti ma al tempo stesso al mondo, all’umanità tutta. In quelle ore concitate e ancor più nei giorni successivi man mano che si precisava l’ampiezza immane della tragedia, il senso di smarrimento e di rabbia si diffondeva tra le persone. Il monito è “MAI DIMENTICARE” che oggi campeggia nelle menti di tutti.
Due parole che sono state ripetute infinite volte in questi ventidue anni, a rimarcare che la memoria non può e non deve venire meno quando il dolore è così grande.
Di quel giorno resta anche indelebile il senso del sacrificio, la testimonianza di chi ha dato la propria vita per salvare quella altrui.
Una eredità amara quella dell’11 settembre 2001.
A livello globale è il senso di insicurezza e paura con cui oggi ci si è, in qualche modo, abituati a convivere.
Prendere un aereo non è più una “cosa normale” da quel giorno in poi.
Sono cresciuti in questi ventidue anni movimenti xenofobi e anti-migratori, effetto collaterale di una instabilità che era proprio tra gli obiettivi di chi ha portato l’attacco al cuore degli Stati Uniti e nel mondo civilizzato.
A ventidue anni di distanza, è ancora valido il motto “Uniti stiamo in piedi” che divenne la risposta spontanea dei cittadini di New York all’orrore vissuto l’11 settembre 2001. Negli anni, quel motto ha assunto un significato sempre più ampio e profondo.
Stare in piedi insieme nonostante i tentativi di “buttare giù” la nostra comune umanità. Oggi quell’appello all’unità, alla “fraternità umana” deve essere imperativo per una Società che vuole definirsi evoluta e civile.
IL SIC – SINDACATO INDIPENDENTE CARABINIERI non dimentica le migliaia di Uomini e Donne che sono morti in nome della libertà da ogni forma di terrorismo e gli atti di eroismo compiuti dai tanti soccorritori accorsi nei luoghi delle stragi.
Un terrorismo che deve essere annientato perché rallenta il processo evolutivo degli esseri umani verso la Pace globale.