L’ossessiva ricerca di visibilità ed il delirio di superiorità

In merito a recenti fatti accaduti a Milano, abbiamo letto su alcune testate giornalistiche dichiarazioni che ci lasciano basiti.
C’è chi si sostituisce ai Giudici e chi improvvisamente, senza alcun dettame, vuole dare lezione a chi sulla strada veramente rischia la vita.

“La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione” (Carl Rogers).

È più facile giudicare che comprendere l’altro.
Tutti giudichiamo per leggerezza, superficialità e per mille altri motivi.
La tentazione di stabilire dove stiano torto e ragione è sempre in agguato.
A questo mondo, molti credono di essere superiori agli altri e ogni giorno giudicano tutti dall’alto della loro arroganza, senza pensare e senza dati di fatto, basandosi così solo sui loro pregiudizi.

La dignità si materializza attraverso una particolare posizione dell’essere umano nei confronti dei propri simili.
La dignità si riferisce al valore intrinseco dell’esistenza umana che ogni uomo e ogni donna – in quanto persona – è consapevole di rappresentare nei propri principî morali, nella necessità di mantenerli per sé stesso e per gli altri e di tutelarli.

La ricerca ossessiva di visibilità in taluni soggetti ha oscurato il valore della dignità e dell’altruismo.

I media hanno trasformato la Giustizia in spettacolo, veicolando nelle nostre case notizie di indagini e processi attraverso giornali e telegiornali, salotti televisivi e talk show.
E non si tratta, purtroppo, solo di informazione o di cronaca giudiziaria, bensì di una rappresentazione spettacolarizzata dove la corretta descrizione dei fatti viene sacrificata all’impatto sull’audience.
Si dà vita in tal modo a una sorta di processo parallelo, incurante delle regole e delle garanzie individuali, facendo leva sull’indignazione morale del pubblico e generando scandali.

Nel tribunale mediatico il diritto rischia di rimanere imbrigliato nel giudizio dell’opinione pubblica, che trasforma automaticamente l’indagato in colpevole, negandogli il diritto alla presunzione d’innocenza, e travolgendo molti altri diritti fondamentali.

Questi sono gli «effetti perversi» di tali dinamiche sull’esito dei processi.

A causa di soggetti che si attribuiscono, senza averne titolo, le funzioni di Giudici, la Giustizia rischia di perdere autonomia e credibilità.

“Saepe aliquid iudicantes, opinione magis quam vera rei ipsius substantia rapiamur”. (Lucio Anneo Seneca)

“Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”. (Lucio Anneo Seneca)

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