Le legittime aspirazioni professionali del Carabiniere cessano al compimento dei 45 anni perché considerato “vecchio”

Fluminimaggiore, 10 Luglio 2024

AL SIG. COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Gen. C.A. Teo Luzi

Oggetto: Le legittime aspirazioni professionali del Carabiniere cessano al compimento dei 45 anni perché considerato “vecchio”.

Nell’esclusivo interesse di tutelare il benessere ed i diritti dei nostri Associati, il Sindacato Indipendente Carabinieri segnala che, da diversi anni, il conseguimento di specializzazioni, corsi e impieghi in determinati Reparti, vengono preclusi al personale che ha raggiunto i 45 anni e, talvolta, addirittura i 42 anni.

Premesso che il futuro pensionistico stia gradualmente lievitando, è fortemente irragionevole limitare le aspirazioni professionali dei Carabinieri, assoggettandoli ad un requisito anagrafico che non è assolutamente utilizzabile quale riferimento di efficienza e/o produttività.

Le aspirazioni professionali costituiscono stimolo ed incontenibile serenità psicofisica per il Carabiniere.

E’ doveroso fare osservare che, talvolta, le modalità con le quali vengono spesso prescelti alcuni Colleghi rispetto ad altri, risultano essere celati da stranezze oggettive (pochi anni di servizio, note caratteristiche non apicali o con assenza di ricompense).

Proprio a causa di queste stranezze alcuni Colleghi, malgrado siano professionalmente referenziati, anche e soprattutto sull’esperienza diretta, impiegano qualche anno in più rispetto ad altri per coronare la propria aspirazione professionale.

La Costituzione, madre di tutte le fonti del diritto, agli artt. 3 e 5 difende l’uguaglianza sociale e la tutela del lavoro, non ponendo alcun limite anagrafico al cittadino.

Appare pertanto, consequenziale che qualsiasi Carabiniere, collocato nella posizione di “abile al servizio incondizionato”, non debba essere ridimensionato al solo impiego territoriale delle Stazioni.

Inoltre, sentirsi discriminato per un illogico range anagrafico, genera profondo malessere psicofisico nei confronti di coloro che vogliono ancora elevare il proprio livello professionale, apportando tra l’altro la propria importantissima ed essenziale esperienza acquisita, in quei Reparti in cui l’anziano può costituire soltanto saggezza, guida e capacità di analisi.

Inoltre occorre fare disamina oggettiva di questo irragionevole orientamento amministrativo.

Se si dovesse applicare questa direttiva si chiede il perché, poi, determinati Colleghi possano continuare a restare in quei Reparti, ormai destinati solo ai cosiddetti giovani, nonostante abbiano raggiunto età superiori ai 45 anni?
Per di più appare estremamente contraddittorio considerare “gli anziani” idonei soltanto alle Stazioni.

Laddove in questi Reparti, Militari ultracinquantenni vengono costantemente impiegati in servizi esterni, anche in arco serale e notturno, di O.P. e in complesse attività di polizia giudiziaria, senza alcuna limitazione, mentre lo stesso Militare viene giudicato inidoneo a ricoprire incarichi in Reparti Speciali ove sovente viene richiesto un minore impegno fisico.

Questo irrazionale orientamento porterebbe ad avere Stazioni con personale over 45, collocando i “giovani” in posti d’élite anche senza essere in possesso della necessaria esperienza territoriale.

Chiediamo a chi ha potere decisionale di eliminare immediatamente il limite anagrafico de quo in quanto contro i fondamenti della Costituzione Italiana auspicando un percorso collaborativo teso ad evitare di ricorrere alle opportune sedi, chiedendo ingenti indennizzi da parte di chi ad oggi è stato intenzionalmente e dolosamente collocato in forzata “fine carriera professionale” da un determinato orientamento direttivo.

Fiducioso in un Suo autorevole intervento correttivo, formulo ossequiosi saluti.

 

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Pubblicato in Il SIC Scrive, News.